Welfare

Carceri modello L’Aquila

"Prigioni leggere" come le casette post sisma. Così il governo pensa di realizzare 20mila nuovi posti

di Lorenzo Alvaro

«Abbiamo messo a punto un piano che sarà licenziato a breve e su cui stiamo lavorando con il presidente del Consiglio Berlusconi per usare la sua esperienza del modello L’Aquila e che porterà alla realizzazione di oltre 20mila nuovi posti nelle carceri e in un lasso di tempo molto breve». Lo ha detto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, al carcere Pagliarelli di Palermo dove ha partecipato alla presentazione di un progetto con l’Università.


Commentando la denuncia del sindacato della polizia penitenziaria del sovraffollamento delle carceri, il ministro ha detto che  «Noi denunciamo il sovraffollamento delle carceri insieme al sindacato degli agenti penitenziari. Non possiamo avere la bacchetta magica, siamo vicini al sindacato, sia i singoli agenti che ringrazio. Ringrazio i 40mila agenti di polizia penitenziaria che, con grande abnegazione, contribuiscono al sistema di sicurezza del nostro Paese e fanno sì che le nostre carceri siano più dignitose che altrove».
«La prova», ha sottolineato Alfano, «è che oltre 24mila detenuti stranieri non vogliono tornare nelle carceri dei loro Paesi d’origine, quindi vuol dire che stanno meglio nelle carceri italiane. Ma questo non vuol dire che stiano bene».

«Stiamo lavorando», ha spiegato il Guardasigilli, «su tre grandi obiettivi: ottenere dall’Europa che i detenuti stranieri vadano a scontare i loro residui di pena nei Paesi di origine. Il secondo elemento è uno strutturale rinnovamento delle nostre carceri. Infine, stiamo lavorando per far sì che attraverso il lavoro nelle carceri si riesca a far diminuire il caso di recidivi e quindi di detenuti. Solo il 10% dei detenuti che, in carcere, lavorano tornano a delinquere».



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