Giustizia
Carceri minorili: le rivolte diventeranno strutturali
«Quella di ieri all'Istituto penale per minori Casal del Marmo è stata l’ennesima protesta delle ultime settimane. Ormai le tensioni sono diventate quasi strutturali». A parlare è Valentina Calderone, garante delle persone private della libertà personale di Roma capitale, che ieri è andata nell'Ipm e ci racconta cosa ha visto
Nell’Istituto penale per minorenni Casal del Marmo di Roma, ieri sono stati incendiati dei materassi in una stanza, in una delle palazzine. «Questa protesta ha avuto eco anche nell’altra palazzina, ieri pomeriggio c’era un andirivieni di problemi, in tutte e due le sezioni», dice Valentina Calderone, garante delle persone private della libertà personale di Roma capitale. «Alla fine è stato chiamato un contingente di supporto interno al dipartimento: polizia e carabinieri sono rimasti fuori, non sono dovuti intervenire. Nessuno si è fatto male, tranne dei ragazzi che, quando sono andata nell’istituto ieri pomeriggio, stavano andando in infermeria perché avevano respirato fumo». I fatti succedono a una settimana da un’altra rivolta in cui due celle sono state incendiate nella palazzina Minori e dall’evasione di tre ragazzi a fine luglio.
Calderone, com’è la situazione negli Istituti penali per minori?
Stanno facendo molta fatica, per il sovraffollamento, per la mancanza di personale. È come se ci fosse una sorta di circolo vizioso che continua ad autoalimentarsi e che non si riesce a interrompere.
Le proteste sono un sintomo della difficoltà del sistema, un sintomo di qualcosa che non sta funzionando
Ci spieghi meglio.
Negli ultimi mesi, a volte, l’innesco è stata una lite tra gruppi diversi. In questo caso, quella di ieri è stata una protesta generale. C’è una difficoltà del sistema in tutta Italia e non solo a Roma, che in questo momento non riesce a contenere le tensioni, a fornire delle alternative per attenuare delle condizioni che sono troppo difficili. Trovare un’unica spiegazione, quando succedono queste proteste, diventa riduttivo.
Sono sempre più frequenti le proteste, i disordini negli Ipm di tutta Italia.
Le proteste sono un sintomo della difficoltà del sistema, un sintomo di qualcosa che non sta funzionando. Non si forniscono delle prospettive a questi ragazzi, delle attività continuative che possono abbassare il livello della tensione. Probabilmente anche il nervosismo degli operatori (di cui c’è carenza) fa sì che, invece di stemperare una tensione nascente, la si porti all’estremo. Viene a mancare un po’ quella capacità di mediazione che dovrebbe essere fondamentale.
Un’unica risposta al perché accadono alcune proteste, dei disordini è difficile da trovare. La frustrazione e i sentimenti negativi di questi ragazzi, chiusi per tante ore nelle loro stanze, si amplificano e per un nonnulla si innesca una scintilla. L’innesco può essere qualsiasi cosa, in una situazione così delicata e faticosa. Ad esempio, basta una richiesta e invece di ricevere una risposta in un’ora arriva in 12 ore: una piccolezza che, sommata a tante difficoltà, si amplifica e crea un'”esplosione”. Controllare questa dinamica è molto complicato.
La frustrazione e i sentimenti negativi di questi ragazzi, chiusi per tante ore nelle loro stanze, si amplificano e per un nonnulla si innesca una scintilla
Perché, nell’Ipm, si fanno poche attività?
Le attività ci sono ma si fa fatica a garantirle. A volte non c’è abbastanza personale di sorveglianza, quindi non possono accompagnare i ragazzi a farle. Altre volte alcuni di loro hanno litigato, potrebbero partecipare in 10 e invece partecipano in due perché si evita di farli incontrare. È tutto un circolo vizioso. Ogni litigata, ogni tensione diventa motivo per tenere i ragazzi nelle loro stanze per la tranquillità, per la gestione della sicurezza e dell’ordine interno. Ma non si può andare avanti così…
In apertura, il carcere minorile di Casal del Marmo, Roma, teatro di una recente protesta, in una foto di Cristina di Paolo per Agenzia Sintesi. La foto all’interno è dell’intervistata.
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