Welfare
Carceri: il sindacato Sappe boccia la ricetta Castelli
"Pensare di risolvere il problema della sicurezza aumentando il numero dei detenuti vuol dire far implodere l'intero sistema", dice il segretario generale Donato Capece
di Redazione
‘Sconcerta leggere la composizione della ‘medicina Castelli’ alla crescente insicurezza sociale del Paese. Pensare di risolvere il problema della sicurezza sociale aumentando il numero dei detenuti vuol dire, nella situazione attuale penitenziaria, far implodere l’intero sistema. Ed e’ grave che a dirlo sia un ex Ministro della Giustizia, che dovrebbe conoscere bene la situazione delle carceri italiane”. E’ quanto afferma Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, commentando le dichiarazioni rilasciate alla Stampa dal senatore della Lega Nord Roberto Castelli.
”L’attuale fotografia della situazione penitenziaria del Paese -sottolinea- si commenta da sola. Nelle carceri italiane oggi e’ stata abbondantemente superata la quota di 52mila detenuti, nonostante l’indulto del 2006 ne fece uscire 27mila e la capienza regolamentare degli istituti e’ di 43mila posti. Un detenuto su 4 e’ tossicodipendente, con una percentuale nazionale media del 28%, ed uno su tre e’ straniero (19.600 persone, pari al 38% delle presenze)”. ”Percentuale, questa, che in alcune realta’ supera addirittura il 70% dei presenti. Le strutture penitenziarie spesso sono fatiscenti, gli organici del Corpo di Polizia Penitenziaria e del Comparto Ministeri sono drammaticamente sotto organico e quindi aumentare il numero dei detenuti vorrebbe dire, di fatto, favorire l’implosione del sistema”.
Altri sono, secondo il Sappe, gli interventi che dovrebbero essere adottati. ”Bisogna adottare con urgenza rimedi strutturali al sistema penitenziario -aggiunge Capece- incominciando ad espellere tutti i detenuti stranieri e facendo scontare nelle carceri del loro Paese la pena a cui sono stati condannanti”.
Inoltre, secondo Capece, ”Bisogna modificare il sistema penale, sostanziale e processuale, rendendo stabili le detenzioni dei soggetti pericolosi e affidando a misure alternative al carcere la punibilita’ dei fatti che non manifestano pericolosita’ sociale, anche con impieghi in lavori socialmente utili finalizzati a ripagare la Societa’ dei crimini commessi, avendo l’accortezza di affidare i compiti di controllo sull’esecuzione penale e sulle misure alternative alla detenzione alla Polizia Penitenziaria, anche con strumenti elettronici o altri dispositivi tecnici come il braccialetto elettronico. Su sicurezza e carcere -conclude- servono soluzioni drastiche ed urgenti, non demagogia”.
Si può usare la Carta docente per abbonarsi a VITA?
Certo che sì! Basta emettere un buono sulla piattaforma del ministero del valore dell’abbonamento che si intende acquistare (1 anno carta + digital a 80€ o 1 anno digital a 60€) e inviarci il codice del buono a abbonamenti@vita.it