Welfare
Carceri. Il 15 sit in davanti al Parlamento
Consulta penitenziaria del comune di Roma, Gruppo Abele, Sant'Egidio e molte associazioni di volontariato organizzano un sit-in di protesta sul carcere
Un sit-in davanti al Parlamento è stato organizzato per mercoledì prossimo 15 dicembre dalla Consulta penitenziaria del Comune di Roma e da una lunga lista di associazioni di volontariato tra le quali il gruppo ‘Abele’ e la Comunità di sant’Egidio, ”per manifestare il disappunto del mondo del volontariato e della società civile democratica e sottolineare l’urgenza di riconsiderare tutte le possibili soluzioni in grado di fare del carcere una realtà moderna e democratica in cui il tempo della pena possa assumere una reale funzione di risarcimento e di reinserimento autentico”. In particolare, si legge in una nota della Consulta del volontariato, il sit- in è a sostegno ”di una precisa richiesta di ricapitalizzazione del sistema carcerario italiano.
Troppe le riduzioni di bilancio succedutesi dal 2002 ad oggi sia per gli adulti che per i minori detenuti. Emblematici sono i tagli operati sull’assistenza sanitaria (che passa dai 104 milioni di euro del 2001 agli 80 milioni di euro del 2004) sulle attività scolastiche (ridotte in tre anni di circa il 25 %) sugli asili nido dei figli delle detenute ( stanziamenti ridotti di circa il 20% ); e poi le riduzioni per le spese di mantenimento, di osservazione e trattamento e di quelle relative al personale penitenziario ed alla sua formazione professionale”.
Sul tavolo, torna la proposta di indulto e per l’approvazione di riforme che consentano di risolvere i problemi del sovraffollamento attraverso la diversa trattazione penale per i tossicodipendenti, malati di AIDS, malati psichiatrici. Ma il sit- in, si sottolinea, vuole anche evidenziare i problemi di reinserimento sociale dei condannati, la non applicazione dei benefici previsti dalla Legge Gozzini e l’uso eccessivo della carcerazione preventiva. ”Le carceri italiane oggi rendono indegne le condizioni di vita delle persone detenute e degli operatori penitenziari: aumentano i suicidi e gli atti di autolesionismo dei detenuti, cresce il disagio degli operatori penitenziari” affermano alla Consulta penitenziaria. ”Appelli, mobilitazioni e scioperi della fame non sono serviti a convincere il Governo e il Ministro della Giustizia ad adottare interventi utili a risolvere i gravissimi problemi che vivono le persone detenute ma anche gli operatori e i lavoratori del carcere.Se non si individuano immediatamente delle soluzioni, le carceri rischiano, nonostante le civilissime proteste dei detenuti- conclude la Consulta penitenziaria- di diventare una polveriera come lo furono, per chi ha memoria, quelle ante riforma del ’75”.
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