Welfare

Carceri: domani scioperano i direttori

L'ultima volta che i direttori delle carceri incrociarono le braccia risale al marzo del 2000

di Gabriella Meroni

Sciopero di 24 ore, domani, dei direttori delle carceri italiani. In 600 tra direttori di istituti di pena, di centri di servizi sociali e di ospedali psichiatrici giudiziari si asterranno dal lavoro perche’ al piu’ presto – fa sapere il Sidipe, il sindacato maggiormente rappresentativo della categoria, nel corso di una conferenza stampa alla quale ha partecipato Luigi Vitali, capogruppo di Forza Italia in Commissione Giustizia – venga riconosciuto ai direttori delle carceri uno status ‘ad hoc’, svincolato dal comparto della Pubblica Amministrazione. ”Questo e’ uno sciopero per il governo, e non contro il governo”, ha detto Stefano Ricca, segretario nazionale del Sidipe e direttore della casa circondariale di Rebibbia. L’ultima volta che i direttori delle carceri incrociarono le braccia risale al marzo del 2000, quando al governo c’era il centrosinistra. Oggi il Sidipe chiede che venga mantenuto quanto promesso dal programma dell’attuale governo, vale a dire la collocazione fuori dal cosiddetto ”comparto ministeri” del personale civile delle carceri e la creazione della figura ”unica” del direttore del carcere. Il sindacato ricorda inoltre che il ministro della Giustizia Castelli, nell’assumere il suo incarico a via Arenula, aveva definito ”errata e da correggere” la collocazione dei direttori delle carceri all’interno del comparto ministeri. Ma e’ un punto in particolare che lo sciopero di domani intende sollecitare: l’approvazione ”quanto prima” del ddl presentato dal senatore Meduri (An), sottoscritto anche da esponenti del centrosinistra, per la creazione di una carriera ‘ad hoc’ ei direttori penitenziari, cosi’ come esiste lo status di prefetti o di diplomatici. ”La nostra e’ una battaglia di principio e non di rivendicazione economica – aggiunge Ricca -. Svolgiamo un’attivita’ assolutamente unica: siamo reperibili 24 ore su 24, siamo responsabili della sicurezza dell’istituto e del trattamento rieducativo dei detenuti. Eppure siamo considerati al pari di un funzionario del catasto”. Situazione, questa, che si trascina dal 1997, quando fu deciso che i direttori degli istituti di pena non dovevano passare al comparto ministeri e non essere piu’ equiparati ai funzionari della polizia di Stato. Equiparazione che comunque il Sidipe non vuole piu’ e alla quale e’ disposto a rinunciare anche in via temporanea, in vista dell’approvazione definitiva del ddl Meduri, cosi’ da vincere le resistenze del ministero del Tesoro.


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