Welfare

Carceri. Castelli: “Sinistra irresponsabile” e “No all’amnistia”

"Amnistia? No, se serve a sfoltire la popolazione carceraria", dice il ministro, che vanta la diminuzione del numero dei detenuti, il calo dei suicidi, le nuove carceri

di Ettore Colombo

Il ministro della Giustizia Roberto Castelli torna a parlare di carceri. E lo fa dai microfoni di Radio Anch’io. Il ministro resta convinto che alcuni esponenti o settori della sinistra abbiano coltivato ”un disegno irresponsabile” con riferimento alla situazione delle carceri. Prendendo spunto da questa vicenda, Castelli ha lamentato come le sue dichiarazioni vengano ”sempre travisate da alcuni giornali. Per esempio – ha affermato – non ho mai detto che le carceri sono grandi alberghi, ma che il regolamento carcerario era utopico”. Quanto alla protesta nei penitenziari, ”oggi la situazione è tranquilla”, ha sottolineato il ministro, che ha detto di aver ”apprezzato molto l’atteggiamento dei detenuti che non hanno mai lasciato degenerare la protesta in forme violente”. Castelli ha parlato anche del problema del sovraffollamento delle carceri che non va risolto con l’amnistia o con l’indulto. Sarebbe ”una resa che uno Stato serio non può assolutamente dichiarare”. Il ministro Castelli boccia l’ipotesi di un provvedimento di clemenza che abbia l’obiettivo di svuotare le carceri. ”Non entro nel merito se vi siano le condizioni politiche per fare un’amnistia o un indulto. Ma voglio fare una riflessione: un indulto o un’amnistia ha valore – ha detto Castelli – se interviene su grandi processi di carattere politico, sociale o storico. Fare un’amnistia perchè lo Stato non sa dove mettere i detenuti è una resa che uno Stato serio non può assolutamente dichiarare”. Con l’indulto, è stato fatto notare al ministro, si svuoterebbero le carceri di 8.000 detenuti. ”Sì, ci sarebbero 8.000 persone – conclude Castelli – che non hanno scontato la pena cui sono state condannate, che tornerebbero per strada probabilmente per fare danni a gente onesta”. Secondo Castelli al sovraffollamento carcerario ”bisogna dare altre risposte”, innanzitutto ”la depenalizzazione dei reati non più considerati tali”. Ma è prioritario, spiega il ministro, anche affrontare la questione degli extracomunitari, visto che il problema del sovraffollamento ”deriva in gran parte da lì”, dai continui sbarchi di clandestini ”perchè questa gente spesso non ha lavoro e si dedica ad attività criminali”. ”So che mi daranno del razzista – aggiunge Castelli – ma è una questione fondamentale, visto che circa il 50 per cento degli arrestati è di origine extracomunitaria”. Per questa ragione ”stiamo cercando di stipulare accordi con i paesi di provenienza perchè questI detenuti possano scontare la pena a casa loro”. Una soluzione, conclude il ministro della Giustizia, che ha anche un ”vantaggio economico visto che un detenuto costa circa 250mila lire al giorno”. Un altro fronte di attacco al sovraffollamento è rappresentato dagli investimenti nell’ edilizia penitenziaria: ”Stiamo investendo più di 1.000 miliardi per fare nuove carceri”. Per il ministro c’è comunque ”una situazione leggermente migliorata nelle carceri rispetto a come l’avevamo trovata. Abbiamo già ottenuto risultati: a San Vittore c’erano 2.200 detenuti e oggi sono 1.300; abbiamo aperto a tempo di record, due mesi, il carcere di Bollate, da anni inutilizzato e abbiamo razionalizzato i posti”. E anche il calo del numero dei suicidi in carcere, dai 49 del 2001 ai 39 del 2002, per Castelli vuol dire ”che le azioni che abbiamo fatto qualcosa hanno raggiunto”. Il ministro ha anche sottolineato un altro dato: ”E’ aumentato del 30% il numero dei detenuti che svolge attività lavorativa”. Ma la cifra resta comunque ”molto bassa” ed è imputabile alla legge ”paradossale” che disciplina la materia: ”costa 126 miliardi l’anno far lavorare i detenuti; una somma enorme. E la legge non consente di ricavare alcun reddito dal lavoro dei detenuti”. Per questo il ministro intende verificare se vi sia il consenso politico per arrivare a una modifica della normativa.


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