Welfare

carceri affollate, ecco a chi conviene

«Così facendo si arriverà al punto in cui l'unica soluzione sarà aprire ai privati», denuncia don Franco Esposito

di Maurizio Regosa

«Una provocazione che ha le sue fondamenta». Don Franco Esposito, cappellano del carcere di Poggioreale, l’ha avanzata nel corso del 42esimo convegno organizzato dal Coordinamento enti e associazioni di volontariato penitenziario – Seac (svoltosi a Roma dal 19 al 21 novembre e dedicato a «Lo stato del sistema sanzionatorio e le prospettive»). La tesi è semplice: «La volontà di punire massicciamente mandando le persone dietro le sbarre si spiega con l’intenzione di andare verso la privatizzazione delle carceri».
Vita: Come fa a dirlo?
Franco Esposito: Questo sovraffollamento non si spiega altrimenti. Né tanto meno le leggi che mandano in carcere quante più persone è possibile, pur sapendo che le carceri scoppiano. Addirittura qualche imprenditore ha offerto dei terreni dove costruire nuove carceri. È un segnale molto particolare.
Vita: Cosa indica?
Esposito: Che si vuole arrivare a dover constatare che bisogna per forza costruire altre strutture, che il governo non ha i fondi per costruirle. Dunque si porrà il problema di recepire queste risorse e, come è avvenuto per l’acqua, la soluzione sarà la privatizzazione. Qualche giorno fa a Poggioreale hanno mandato dentro un quasi settantenne che nel 2002 aveva commesso un reato di ricettazione. Nel frattempo ha avuto due ictus cerebrali. È paralizzato. Ciò nonostante sono andati a prenderlo dal letto dell’ospedale. Ho dovuto io portare una sedia a rotelle perché in carcere non ce n’erano. Non è un segnale di una volontà in questa direzione?
Vita: E quanto ai tempi?
Esposito: Potrà succedere fra alcuni anni, ma le basi si stanno mettendo in modo puntuale.
Vita: Il 50% dei detenuti è in attesa di giudizio. Per loro il volontariato può fare qualcosa?
Esposito: Credo ci sia molto spazio per queste persone. Anche a Poggioreale, che è casa circondariale, rappresentano più del 50% delle presenze. Come Chiesa stiamo facendo la proposta di adottare i detenuti da parte delle parrocchie. Quando una persona va in carcere per la prima volta, accade che la camorra e le organizzazioni criminali gli forniscono un avvocato anche di un certo livello e magari sostengono economicamente le famiglie. Se però fin nel primo mese di detenzione è la parrocchia ad offrire loro un legale e un aiuto spezza la catena dell’indebitamento nei confronti della criminalità e impedisce che si formi questo tipo di legame.


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