Oltre le sbarre
Carcere, un libro per dare voce e volto alla povertà
Le storie, raccolte da Rossana Ruggiero, di uomini e donne che vivono l’esperienza del carcere di San Vittore, come condannati o come operatori, si riflettono nelle fotografie in bianco e nero di Matteo Pernaselci, nel libro "I volti della povertà in carcere". Nella prefazione, il cardinale Matteo Maria Zuppi scrive: «La condanna peggiore è il non senso. Il carcere non è l’altro mondo in terra, il luogo dove vogliamo mandare la parte cattiva del nostro mondo, non può essere l’inferno ma, semmai, sempre il purgatorio»
Il libro “I volti della povertà in carcere” (casa editrice Edizioni Dehoniane Bologna) di Matteo Pernaselci e Rossana Ruggiero nasce dall’idea di poter dar voce a chi non ha voce in carcere, sul sentiero degli invisibili tracciato da Papa Francesco.
«La condanna peggiore è il non senso. Il carcere non è l’altro mondo in terra, il luogo dove vogliamo mandare la parte cattiva del nostro mondo, non può essere l’inferno ma, semmai, sempre il purgatorio. Il contrario dell’inferno non è il limbo, attesa senza speranza e quindi inutile indugio» scrive, nella prefazione, il cardinale Matteo Maria Zuppi.
Nel volume, presentato a Roma nella Biblioteca del Senato Giovanni Spadolini, le voci raccolte da Rossana Ruggiero di uomini e donne, che vivono l’esperienza del carcere di San Vittore come condannati o come operatori si riflettono nelle fotografie in bianco e nero di Matteo Pernaselci che ne ripresentano l’ambiente, nei suoi diversi volti, oggetti e luoghi.
«Questo è un libro “parlante”, nel suo bianco e nero delle immagini è molto impattante, è un pugno nello stomaco», ha detto Francesco Bonini, rettore dell’Università Lumsa. «La fotografia è un modo di tenere una finestra aperta dal fuori al dentro. Una porta aperta in carcere è un tentativo di dare speranza».
«La speranza è guardare negli occhi una persona e ricordargli che è una persona, che è un tesoro e che fuori c’è qualcuno che li ama. Con che coraggio lasciamo da soli i detenuti, gli agenti, gli educatori in carcere?», ha affermato don Dario Acquaroli, cappellano nel carcere di Bergamo e direttore della Comunità don Lorenzo Milani di Sorisole (Bergamo).
«La situazione delle carceri italiane non è problematica ma è disastrosa e disumana. Nell’istituto in cui sono cappellano ci sono circa 570 detenuti, i posti disponibili sono circa 320», ha continuato don Acquaroli. «Più della metà dei detenuti ha a che fare con problemi di dipendenza e di disagio mentale anche non accertato. Sta aumentando sempre di più l’ingresso in carcere di ragazzi giovanissimi, almeno in Lombardia».
«Nell’opera “I volti della povertà in carcere” c’è stato un pudore umano nelle parole dei detenuti, ma le immagini dicono molto», ha detto, durante l’incontro, Riccardo Turrini Vita, presidente del Garante nazionale delle persone private della libertà personale.
Nei dieci capitoli del libro prendono vita le donne e gli uomini, detenuti e operatori, nel carcere di San Vittore, con le loro parole, i loro volti, gli oggetti e i luoghi della loro vita quotidiana. Ad esempio, il capitolo I del libro è dedicato a Berrich, «una donna intelligente ed è difficile lasciarla andare via; è come una tela bellissima corrosa dal tempo e da mettere in salvo; ci fa misurare sofferenza e pentimento, ma soprattutto la rabbia che l’ha accecata e ha prevalso persino sul bene verso i suoi figli; un errore che non ripeterebbe mai. “Metto sempre la mia persona al primo posto e questo me lo sta insegnando il carcere. Se tornassi indietro non ripeterei gli errori commessi”».
Giuseppe, nel capitolo VI, del mondo di fuori dice: «Mi manca tutto… La prima cosa è la libertà di camminare. Ti manca l’amicizia, la famiglia… Qui ti senti quasi solo, perché alla fine non conosci nessuno fino in fondo. La convivenza è difficile. È un luogo stretto, qui. È come rinascere una seconda volta in un posto non desiderato». E la speranza «è quello che ti porti dietro tutti i giorni, senza il
quale non puoi fare quel passo che vorresti fare nella vita e sta a noi, inseguirla e
corrergli dietro… è luce, è colore!».
Foto di Matteo Pernaselci, tratte dal libro “I volti della povertà in carcere”
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