Welfare

Carcere: sull’indulto aperture di Ds e Castelli

Dopo l'apertura dei Ds, le parole di non chiusura della Lega Nord, la proposta Pisapia-Buemi si trasforma

di Redazione

Il relatore Enrico Buemi (Sdi) ha infatti messo a punto una nuova bozza che trasforma il cosiddetto ”indultino” in una norma anti-recidiva di cui possono beneficiare quanti hanno avuto una buona condotta in carcere. Enrico Buemi, relatore e estensore della proposta insieme a Giuliano Pisapia, aveva ricevuto il mandato di riformulare la propria proposta sulla base delle indicazioni emerse durante il dibattito in commissione Giustizia; in particolare la Lega aveva manifestato la propria contrarieta’ a una norma che rimettesse in liberta’ soggetti potenzialmente pericolosi. Oggi il ministro Roberto Castelli ha dato un segnale importante per far capire che la Lega e’ disponibile sul piano di una legge che non sia puramente e meramente di clemenza. E un altro segnale e’ venuto dal capogruppo Ds Luciano Violante: la Buemi-Pisapia, ha detto a Radio Radicale, puo’ andar bene se non e’ una norma che aggira il quorum richiesto dall’indulto (due terzi dei parlamentari), ma una legge che si inserisce tra quelle sui benefici. I Ds temono infatti che si crei un precedente di una legge che abbia gli stessi effetti dell’indulto, anche se tecnicamente non lo e’. Il cosiddetto ”indultino” di Pisapia e Buemi prevedeva la sospensione condizionata della pena: cioe’ venivano sospesi gli ultimi tre anni di pena a condizione che nei successivi cinque anni la persona liberata non commettesse altri reati. La nuova bozza, che e’ stata illustrata oggi pomeriggio al presidente della commissione Giustizia, Gaetano Pecorella, accentua gli elementi che mirano a disincentivare la reiterazione di reati e inserisce altri aspetti che dovrebbero tranquillizzare l’opinione pubblica. Innanzi tutto non potranno beneficiarne tutti i detenuti: occorrera’ aver scontato almeno il 50% della pena e aver avuto una buona condotta in carcere. Vi sono poi quelle che in termini tecnici sono chiamate ”preclusioni oggettive e soggettive”, vale a dire ulteriori paletti ai beneficiari. Sono esclusi infatti coloro che sono finiti in galera per reati gravi (mafia, omicidio, sequestro di persona, traffico di stupefacenti, terrorismo) o che, pur avendo commesso reati meno gravi, sono delinquenti abituali. L’altra modifica rilevante e’ il periodo di ”sconto” della pena: non piu’ gli ultimi tre anni, bensi’ gli ultimi due. Inoltre una volta rimesse in liberta’ le persone interessate non solo non dovranno commettere reati nei successivi cinque anni (in tal caso scontano sia la pena residua che quella per il nuovo delitto), ma hanno una serie di obblighi: quello di residenza in un comune diverso da quello in cui e’ stato commesso il reato, per tranquillizzare l’opinione pubblica, nonche’ il divieto di espatrio e l’obbligo di firma presso i carabinieri. Per gli extra-comunitari e’ poi previsto un regime a se’: quelli irregolari dovranno lasciare il paese e se rientrano in Italia senza visto dovranno finire di scontare la pena residua. Il provvedimento, cosi’ trasformato, e’ assimilabile ad altre leggi sui benefici carcerari, come ad esempio la legge Simeone, di cui potrebbe esser considerata una riforma o una integrazione; tuttavia Buemi propone che la sua validita’ sia temporanea, per esempio per un periodo di tre-cinque anni, con un monitoraggio che ne permetta la valutazione. ”Cosi’ come si sta delineando – osserva Buemi – e’ sempre piu’ una legge anti-recidiva che non una misura assimilabile all’indulto; per altro io sono sempre stato contrario al termine ‘indultino’ che le era stato attribuito”. ”C’e’ senz’altro un elemento di clemenza, come suggerito dal Papa – sottolinea Buemi – perche’ si da’ la possibilita’ di una prova a chi ha sbagliato, pero’ non c’e’ sono quello: la legge e’ incentrata su un patto tra il detenuto e la societa’, con un impegno a rispettare la legalita’. E con questo veniamo incontro a chi pone i problemi della sicurezza”. L’auspicio di Enrico Buemi e’ che, a questo punto, ”entro Natale la proposta sia votata e licenziata dalla commissione Giustizia”, in modo che sia esaminata dall’Aula di Montecitorio dopo le feste. E giovedi’ prossimo la Conferenza dei capigruppo potrebbe decidere di calendarizzare a gennaio il provvedimento.


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