Welfare

Carcere: solo il 21% dei detenuti lavora

Il dato e' contenuto nella relazione inviata al Parlamento dal Dap

di Gabriella Meroni

Il lavoro in carcere non decolla. Alla fine dello scorso anno, i detenuti impiegati all’interno dell’amministrazione penitenziaria erano soltanto il 20.97% (contro il 20.19% di un anno prima), cioe’ 11.121. Il dato e’ contenuto nella relazione inviata al Parlamento dal Dap, nella quale si segnala la ”difficolta”’ di aumentare i posti di lavoro all’interno del circuito carcerario, dove e’ ”scarsa” la presenza del mondo imprenditoriale. Un trend inverso a quello del lavoro ”fuori dalle mura”, che ha registrato invece un ”incremento”: i detenuti che lavorano all’esterno sono passati da 1.382 di fine ’99 a 1.575 nel dicembre scorso. Ma obiettivo dell’amministrazione penitenziaria, viene sottolineato nel documento, resta quello di ”assicurare al maggior numero di detenuti possibile il lavoro intramurario”. Obiettivo facilitato anche dalla recente legge Smuraglia, che prevede agevolazioni e sgravi fiscali per le cooperative e le imprese che assumano detenuti all’interno del carcere. Nel frattempo, e’ stato stipulato il protocollo d’intesa tra i ministeri della Giustizia e del Lavoro ”per garantire il diritto al lavoro delle persone detenute”. E, allo stesso tempo, vengono firmate convenzioni con societa’ che si impegnano a far lavorare detenuti per appalti all’interno delle carceri: come quella con la Tim per la gestione di banche dati. Molte iniziative riguardano poi il settore agricolo. Aziende sono gia’ operative a Firenze, Velletri, Prato e Terni; mentre altre stanno per essere completate (Modena, Porto Azzurro, Palermo, Venezia) o sono in fase di riconversione. In Veneto, Campania e Marche verranno avviate invece attivita’ biologiche.


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