Politica

Carcere, seduta straordinaria alla Camera. Senza Carlo Nordio

Negli istituti di pena il sovraffollamento è del 132,7%, dall'inizio dell'anno i suicidi tra i detenuti sono già 21. A Montecitorio presentate due mozioni, sulla situazione dei penitenziari. In aula le assenze del Guardasigilli e del sottosegretario Delmastro non sono di certo passate inosservate

di Ilaria Dioguardi

Al 17 marzo 2025, in Italia erano 62.140 le persone detenute, a fronte di una capienza regolamentare di 51.323 posti. Di questi, però, 4.518 posti non erano disponibili. Il tasso di affollamento ha raggiunto il 132,7%. Alla Camera dei Deputati si è svolta una seduta straordinaria con la discussione di due mozioni riguardanti iniziative in merito alla situazione nelle carceri. In aula erano assenti sia il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sia il sottosegretario, Andrea Delmastro.

La mozione n. 1-406 è stata presentata da Davide Faraone, Chiara Braga, Matteo Richetti, Luana Zanella, Riccardo Magi e Roberto Giachetti (gruppi Italia Viva, Pd, Il Centro, Renew Europe), l’altra, n. 1-407, da Valentina D’Orso ed altri (Movimento 5 Stelle). Entrambe non sono state approvate. «Le due mozioni sono sovrapponibili sui temi dell’emergenza carceraria, ci differenzia solo la liberazione anticipata speciale. Tra i temi: la polizia penitenziaria, gli educatori, gli psicologi e tutti gli argomenti legati al sovraffollamento, che rende impossibile la gestione del carcere», ha detto Giachetti. «Io sono favorevole all’amnistia e all’indulto, a cui fanno riferimento anche le parole del Papa in occasione del Giubileo. Una parte cospicua della società civile è a favore, i primi firmatari dell’appello sono Luigi Manconi, Michele Ainis e monsignor Vincenzo Paglia: se cresce questo movimento è un fatto positivo per il nostro Paese».

I detenuti chiedono dignità

Nelle carceri, «la prima cosa che i detenuti dicono è: “Noi sappiamo che abbiamo sbagliato, ma chiediamo dignità; chiediamo di scontare una pena in condizioni umane. E chiediamo di dormire su un letto che non sia pieno di formiche, di scarafaggi, di blatte, di non dormire su materassi marci; chiediamo la possibilità di avere un’alternativa, di avere dei percorsi di rieducazione, di parlare con un educatore, con lo psicologo e, soprattutto, di avere uno spazio”», ha detto Stefania Ascari. «Perché in alcune celle ci sono fino a otto detenuti che abitano insieme e, banalmente, chiedono in estate un ventilatore. Con 40 gradi, non si respira. Io la scorsa estate sono stata in un istituto di pena cinque ore, e non riuscivo più a respirare. Loro vivono lì 24 ore su 24 e non c’è un ventilatore. Tutto questo è inaccettabile. È veramente disumano».

Che cosa bisogna fare? «Innanzitutto, bisogna andare di persona all’interno delle carceri e parlare con i detenuti e con tutti gli operatori e le operatrici che vi lavorano all’interno e, soprattutto, investire risorse. Oltre la metà dei soggetti che si tolgono la vita lo fa nei primi mesi, nei primi giorni di detenzione, perché l’impatto con il carcere è devastante e, quindi, è necessario un supporto psicologico continuo, così come quello dei mediatori culturali, dal momento che oltre il 50% dei detenuti è straniero», ha proseguito Ascari. «È fondamentale intervenire sul lavoro come riduzione della recidiva».

Edilizia penitenziaria: commissario e risorse

«In materia di edilizia penitenziaria, tanto è stato fatto: è stato istituito un commissario straordinario (Marco Doglio, ndr), e sono state investite ingenti somme per la edilizia penitenziaria; si costruiranno nuovi istituti di pena, nuove case circondariali e si ristruttureranno edifici fatiscenti. Sono stati investiti centinaia di milioni. Questo nel lungo termine: non risolve, nella immediatezza, il problema del sovraffollamento carcerario», ha affermato Tommaso Antonino Calderone, che ha presentato lo stesso giorno della seduta la mozione n. 1-418, sullo stesso tema, insieme a Varchi, Morrone, Romano ed altri che, a differenza delle altre due mozioni, è stata approvata.

Assistenza sanitaria, salute mentale e tossicodipendenze

«L’interesse e l’attenzione di questo Governo, ma anche della maggioranza – basta guardare i banchi vuoti qui in aula -, rispetto al tema carcere è dimostrato dall’assenza di un sottosegretario, di un vice ministro, dello stesso ministro Nordio», ha detto Devis Dori. «Pensiamo anche al tema dell’assistenza sanitaria. Avevo già proposto (ma vedo che al Governo interessa poco) il tema dell’assistenza sanitaria h24 negli istituti penali minorili, che si potrebbe tranquillamente gestire, considerati i numeri rispetto alle strutture carcerarie per adulti. E il tema della malattia mentale e della tossicodipendenza, si continua a metterlo lì, sul tavolo, senza poi arrivare a delle soluzioni», ha continuato Dori.

«Il numero dei suicidi in carcere è una piaga terrificante ed è inaccettabile per una società che si definisce “civile”. Ricordo che, se soffre una parte della comunità carceraria, soffrono tutti quanti: direttori, poliziotti, educatori, cappellani, personale sanitario, volontari e persone recluse».

Welfare in carcere: una chimera?

Il tema della salute «ha tantissime sfaccettature», ha detto Maria Chiara Gadda. «Noi sappiamo che, in una situazione carceraria e detentiva esplosiva, non soltanto per le condizioni di trattenimento dei detenuti, ma anche per le condizioni di lavoro della Polizia penitenziaria, parlare di salute, di welfare e di benessere sia dei detenuti che dei numerosi lavoratori delle nostre carceri oggi sembra piuttosto una chimera, perché le nostre carceri esplodono di persone che hanno dipendenze».

La deputata Michela Di Biase ha sottolineato che «sarà pure una scelta legittima quella del Governo di mandare oggi in aula la sottosegretaria Savino – e non me ne voglia la sottosegretaria – ma noi lo reputiamo un fatto gravissimo. Quest’Assemblea è stata richiesta dalle forze di opposizione perché noi volevamo discutere con il governo il dramma della situazione delle carceri italiane» e «oggi ci troviamo ad affrontare una discussione fondamentale per questo Paese con i banchi del governo assolutamente deserti».
In carcere c’è «una povertà che spesso è povertà di conoscenza, povertà di sussidio legale, povertà di strutture sociali. La povertà in carcere sono le 19mila persone che potrebbero essere oggetto di misure alternative, le tante – appunto 19mila – che hanno una condanna inferiore ai tre anni da scontare», ha detto Rachele Scarpa

Una sentenza ignorata

Un anno fa al ministro Nordio «abbiamo chiesto cosa il governo intendesse fare rispetto alla sentenza n. 10 del 2024 della Corte costituzionale, una bellissima sentenza che ha sancito il diritto alla vita affettiva, anche alla vita intima con i familiari, con i partner dei detenuti», ha ricordato Riccardo Magi. «Il ministro Nordio ci ha detto: “Avete ragione, è giusto, è sacrosanto, ma non pensate che sia facile, faremo un gruppo di lavoro”. È trascorso un anno: quali sono i risultati del gruppo di lavoro? È possibile che in nessun istituto penitenziario in Italia, neanche uno per regione, si siano individuati e trovati gli spazi per garantire il godimento di quel diritto che la Corte costituzionale individuava come un diritto immediatamente esigibile?».

Le proposte di Antigone

«La condizione odierna delle carceri è a dir poco drammatica. Con gli ultimi due suicidi delle scorse ore sono già 21 le persone che si sono tolte la vita in questa prima parte del 2025 in un istituto di pena», ha detto Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. «Il sovraffollamento è sempre più grave nelle carceri per adulti, con circa 16mila persone che non hanno un posto regolamentare, ed è diventato ormai strutturale anche negli istituti penali per minorenni dove non si era mai registrato. Molte strutture versano in condizioni fatiscenti e non garantiscono la disponibilità di servizi minimi come acqua e riscaldamenti. Una situazione che richiede provvedimenti immediati. Per questo Antigone, in vista del dibattito odierno, ha inviato ai deputati un documento che fotografa la situazione del sistema penitenziario e contiene una serie di proposte per affrontare l’emergenza».

In apertura foto Luca Pasqualin per Agenzia Sintesi, nell’articolo screenshot della seduta straordinaria alla Camera dei Deputati del 20 marzo 2025

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