Welfare

Carcere, piccoli artigiani crescono dietro le sbarre

Progetto lanciato dalla societa' San Vincenzo De Paoli

di Stefano Arduini

Investire sul fattore tempo e sul capitale umano rinchiuso dietro le sbarre, lavorando sul reinserimento dopo la pena. E’ il senso del progetto lanciato stamani dalla societa’ San Vincenzo De Paoli nell’ambito della seconda giornata di solidarieta’ per i detenuti dal titolo ”prevenire e recuperare e’ meglio. Per tutti”. L’iniziativa, in collaborazione con il dipartimento di amministrazione penitenziaria del ministero della giustizia, intende portare istruzione di base e formazione artigianale all’interno delle celle attraverso laboratori specifici per falegnami, fabbri e altri mestieri, oltre a laboratori informatici. Duplice lo scopo: a lungo termine il progetto conta di ridurre il tasso di recidivita’; a breve termine punta a rendere meno ”disumano e disumanizzante” l’ambiente carcerario, come spiega Marco Bersani presidente della societa’ San Vincenzo, e a contenere l’emergenza suicidi. ”Basti pensare ai 6.353 atti di autolesionismo su 56.838 detenuti; ai 95 suicidi e 952 tentativi di suicidio nel 2003”, precisa Bersani. La parola d’ordine e’ dunque prevenzione come insiste don Sandro Spriano cappellano di Rebibbia: ”il carcere e’ un fallimento per la societa’, per la chiesa, per tutti noi come individui. Sta diventando solo il luogo per contenere l’80% dei poveri”, aggiunge. ”Bisogna convincere la societa’ civile che prevenire e’ meglio per la nostra sicurezza”, conclude Spriano. Sulla stessa linea Claudio Marchiandi, direttore area pedagogica del Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria del Ministero di Giustizia), che auspica una maggiore collaborazione con le associazioni di volontariato nella prevenzione dei reati. ”Il carcere rappresenta il fallimento di tutto cio’ che dovrebbe essere posto in essere a monte nei confronti della poverta’ e dei disagi sociali”, conclude.


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