Famiglia

Carcere: Papillon, l’ennesimo annuncio e poi l’ennesimo silenzio

L'Associazione Culturale Papillon – Rebibbia onlus, scrive ai parlamentari

di Redazione

Per favore, Signori, evitiamo che sul carcere scenda nuovamente il silenzio. Ad un mese dai fatti di Regina Coeli, va lentamente sfumando l?attenzione del mondo politico e dei mass media sui drammi quotidiani del carcere. Anche i recentissimi casi di suicidio e di malasanità vengono liquidati con poche righe, quasi a involontaria dimostrazione che persino qua dentro ci sono morti di seria A e morti di serie B. Restano però con tutto il loro valore le prove di maturità fornite in queste settimane dalle proteste pacifiche dei detenuti di oltre trenta carceri, dalla Sicilia alla Sardegna, da Poggioreale ad Alessandria passando per Verona e Perugia, e via via sino all?importante prova di coraggio e di dignità delle detenute di Rebibbia femminile. Lungi dall?essere il punto finale della tanta esasperazione accumulata nelle galere, le proteste seguite ai fatti di Regina Coeli sono state soltanto il preludio di una pacifica mobilitazione nazionale dei detenuti che avrà inizio lunedì 18 ottobre in decine di carceri e che si snoderà per più settimane con scioperi della fame e altre forme di protesta. La decisione di protestare, tutti insieme e pacificamente, è un necessario atto di civiltà per richiamare alle sue responsabilità verso il dettato costituzionale un mondo politico che sembra fatichi ad accorgersi che nella stragrande maggioranza delle oltre duecento carceri italiane il Diritto è stato in un certo senso ?sospeso a tempo indeterminato?, poiché tutto si può dire tranne che là dentro vengano davvero perseguite la rieducazione e la risocializzazione delle donne e degli uomini reclusi. Ci rendiamo conto che affrontare concretamente in Parlamento una riforma del nostro sistema penale e penitenziario non è cosa facile, ma non per questo è tollerabile il permanere di una situazione che scivola ogni giorno di più oltre i limiti della legalità. A meno che per puri fini di speculazione elettorale non si voglia continuare a vendere ai Cittadini l?illusione che un sistema penale e penitenziario per molti versi ?fuorilegge? è l?unico modo per garantire il loro sacrosanto Diritto alla sicurezza quotidiana. Anche soltanto sullo specifico dell?ordinamento penitenziario, ad esempio, non si può far finta di non vedere che da tutte le carceri i detenuti stanno denunciando il fatto che la catena di relazioni tra area educativa/direzione/forze di polizia/Magistratura di Sorveglianza sembra diventare ogni giorno più pesante e farraginosa, come se dappertutto venisse applicata una sorta di linea politica di riduzione ai minimi termini del Diritto ai permessi premio, alle misure alternative, al differimento della pena, all?uscita dall?incostituzionale art. 41 bis, alla liberazione anticipata, ecc..Il che moltiplica gli effetti di un sovraffollamento che si accompagna alle delizie della malasanità penitenziaria, all?abuso della carcerazione preventiva, ai tanti, troppi suicidi e alla estrema limitatezza di spazi e di attività culturali e formative. Del resto, non siamo soltanto noi detenuti a sottolineare il limite di guardia ormai raggiunto nelle carceri. Anzi, un dato importante della nuova situazione è che oggi alcuni tra i più importanti sindacati del personale penitenziario riconoscono che per ristabilire nelle carceri un equilibrio minimamente accettabile occorrono misure che alleggeriscano davvero un sovraffollamento di oltre 13000 detenuti. E certo non vanno in questa direzione le annunciate ulteriori restrizioni in materia di droghe leggere e tossicodipendenza, e il continuo slittamento della discussione sulle proposte di riforma del Codice penale (già di per se molto timide). Inoltre, grazie ai detenuti e ai sindacati del personale penitenziario si è ormai completamente diradato anche il fumo ideologico che ha accompagnato l?approvazione del cosiddetto ?indultino?, lasciando in evidenza il suo carattere di Legge/truffa che invece di alleggerire il sovraffollamento non ha fatto altro che sovrapporsi, peggiorandole, alle già esistenti misure che prevedono l?affidamento in prova ai servizi sociali per i residui pena sotto i tre anni, limitando così la già scarsa applicazione di tutte le altre misure alternative preesistenti. Egregi Parlamentari, Noi sappiamo bene che l?attuale difficile situazione è il prodotto di oltre tredici anni di lento degrado, e quindi non comprendiamo affatto le banalizzazioni di quanti (a destra, a sinistra e al centro) sembrano interessati unicamente ad attribuirne ad altri la responsabilità. Al contrario, proprio perché nessuno può dirsi esente da responsabilità, crediamo di avere il diritto di chiedere a tutte le forze Parlamentari di guardare avanti e rendersi conto che le prime e più importanti riforme del pianeta Giustizia dovrebbero essere quelle che riguardano il sistema penale e penitenziario. Le pacifiche proteste che migliaia di detenuti inizieranno il 18 ottobre vogliono quindi essere anche un invito a mettere da parte sterili contrapposizioni e a ricercare in Parlamento un?unità di intenti almeno sulle più urgenti misure che possono appunto ristabilire un equilibrio minimamente accettabile nelle carceri. La nostra associazione chiede alle Istituzioni competenti pochi ma importanti atti politici che siano immediatamente verificabili: 1) Il deposito di proposte di Legge contenenti un reale provvedimento di indulto e amnistia che ristabilisca un minimo di equilibrio e di vivibilità nelle carceri italiane (oltre a decongestionare il lavoro dei tribunali). E vista la situazione determinatasi, le Commissioni Giustizia della Camera e del Senato potrebbero stabilire una procedura di urgenza per la discussione. 2) Una serie di provvedimenti che rendano in un certo senso ?obbligatoria? (ossia riducano al minimo l?eccessiva ?discrezionalità? del Giudice di Sorveglianza) l?applicazione piena ed integrale della Legge Gozzini in TUTTI i Tribunali di Sorveglianza e per TUTTI i detenuti, siano essi italiani o stranieri, malati o in buona salute, ristretti in sezioni normali o in carceri e sezioni speciali. Anche in questo caso, le Commissioni Giustizia di Camera e Senato potrebbero da subito impegnarsi nell?organizzazione di una conferenza nazionale di verifica sugli ostacoli che incontra nelle varie regioni l?applicazione della Legge Gozzini, utilizzando le relazioni elaborate dai Presidenti dei Tribunali di sorveglianza e dagli stessi Parlamentari delle due Commissioni che hanno visitato le varie carceri negli ultimi anni. 3) Una serie di provvedimenti per limitare l?uso e anzi l?abuso della custodia preventiva, ed in particolare della custodia preventiva in carcere. Come si può vedere, non stiamo chiedendo la luna nel pozzo, bensì atti che affrontino concretamente la drammatica realtà delle carceri prodotta da un sovraffollamento inaccettabile e da tante palesi illegalità. Atti ai quali dovrebbero accompagnarsi anche una serie di provvedimenti che permettano l?ampliamento già in sentenza delle pene alternative al carcere e l?ampliamento della concessione delle misure alternative al carcere durante l?espiazione della pena ; la riforma della sanità penitenziaria e la scarcerazione immediata dei malati incompatibili con la detenzione; l?espulsione dei detenuti stranieri che ne facciano richiesta; la riforma in positivo del Codice Penale e tutte le altre richieste avanzate da anni dai detenuti e dagli stessi operatori del settore. Quella che inizierà il 18 ottobre sarà dunque una pacifica battaglia di civiltà che ci auguriamo trovi un adeguato sostegno a tutti i livelli delle Istituzioni, tra i giovani, nel mondo del lavoro, tra le associazioni laiche e religiose e nel mondo della Cultura. Non sarà certo una battaglia facile, ma del resto il silenzio per noi equivale ad un insopportabile degrado quotidiano. Noi crediamo che qualunque siano le proprie idee in materia di religione e di politica, ogni Cittadino può e deve comprendere che riformare in senso positivo l?intero sistema penale e penitenziario è interesse di tutti coloro che si battono realmente contro le tante ingiustizie del presente e vogliono costruire un futuro migliore per tutti. Per questa ragione chiediamo a tutti i Cittadini di esserci concretamente vicini in quei giorni con iniziative pubbliche e di solidarietà. Un invito particolare lo rivolgiamo infine ai Consiglieri regionali, provinciali, comunali e municipali di tutti i partiti affinché in quei giorni entrino in tutte le 205 carceri italiane (comprese le più piccole e sconosciute) ascoltino le ragioni dei detenuti, controllino che venga rispettato il loro Diritto a protestare pacificamente e prendano impegni concreti e verificabili sulle materie di loro competenza. Troppe volte i detenuti hanno denunciato l?assenza pressoché totale degli Enti Locali nelle carceri o, al contrario, la demagogia di quegli Enti Locali che sono maestri nella spettacolarizzazione di tante promesse a cui seguono però ben pochi fatti concreti. Da parte nostra, assicuriamo l?impegno di tutti i detenuti a mantenere il carattere pacifico della nostra protesta. Noi abbiamo ragioni da vendere e le useremo per dialogare con i Cittadini e con chi, nelle Istituzioni, persegue veramente una profonda riforma del nostro sistema penale e penitenziario.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA