Welfare

Carcere, Papa: “Più spazio alle pene alternative”

Il Pontefice è intervenuto alla Conferenza Internazionale delle Amministrazioni Penitenziarie dei 45 Stati che aderiscono al Consiglio d'Europa

di Redazione

Basta con le misure ”semplicemente repressive o punitive” nei confronti dei detenuti. Il nuovo appello a tutelare la ”dignità umana” di chi sconta la pena in carcere arriva dal Papa, in occasione dell’udienza ai partecipanti alla Conferenza Internazionale delle Amministrazioni Penitenziarie dei 45 Stati che aderiscono al Consiglio d’Europa. ”Il rispetto delle dignità umana è un valore della cultura europea – sottolinea Giovanni Paolo II – che affonda le sue radici nel cristianesimo; un valore umano universale e, come tale, suscettibile del più largo consenso”. Perciò, dice Wojtyla, ”ogni Stato deve preoccuparsi che in tutte le carceri sia garantita la piena attenzione ai diritti fondamentali dell’uomo”. Un atteggiamento, questo, dice Wojtyla che non contrasta con la necessità di ”difendere i cittadini”. Anzi, ”prevenzione e repressione – incalza Wojtyla – detenzione e risocializzazione sono interventi tra loro complementari”. Il Pontefice non si stanca di ricordare che ”misure semplicemente repressive o punitive, alle quali normalmente si fa ricorso, risultano inadeguate al raggiungimento di obiettivi di autentico recupero dei detenuti”. E’ necessario, pertanto, dice ancora il Papa, ”ripensare, come voi state facendo, la situazione carceraria nei suoi stessi fondamenti e nelle sue finalità”. ”Se scopo delle strutture carcerarie non è solo la custodia, ma anche il recupero dei detenuti, occorre abolire – rivendica ancora il Pontefice – quei trattamenti fisici e morali che risultano lesivi della dignità umana ed impegnarsi a meglio qualificare professionalmente il ruolo di chi opera all’interno degli istituti di pena”. In questa luce, ”va incoraggiata la ricerca di pene alternative al carcere, sostenendo le iniziative di autentica risocializzazione dei detenuti con programmi di formazione umana, professionale, spirituale”. Di qui il monito ai ministri di culto ”chiamati a svolgere un compito delicato e per alcuni versi insostituibile – dice il Papa – che non si riduce ai soli atti di culto, ma si estende spesso a quelle istanze sociali dei detenuti che la struttura carceraria non sempre è in grado di soddisfare”. Papa Wojtyla si dice grato alle istituzioni e alle associazioni di volontariato ”dedite all’assistenza dei detenuti e al loro reinserimento nella società”, ma non dimentica nemmeno la ”legittima preoccupazione che il rispetto della dignità umana dei detenuti non vada a scapito della tutela della società”. Per questo, dice Wojtyla, ”si insiste sulla necessità di difendere i cittadini, anche con quelle forme di deterrenza che sono rappresentate dall’esemplarità delle pene. Ma la doverosa applicazione della giustizia per difendere i cittadini e l’ordine pubblico – ammonisce – non contrasta con la debita attenzione ai diritti dei carcerati e al recupero delle loro persone”. Soltanto seguendo questa strada si potrà arrivare a rendere ”il carcere un luogo di umanità, di redenzione e di speranza”. Infine, il ”pensiero particolarmente affettuoso” di Wojtyla va a tutti i detenuti”.


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