Welfare

CARCERE. Lo scandalo dei braccialetti elettronici

Ogni anno 6 milioni per il nolo. Ma non vengono utilizzati

di Redazione

«Il sistema penitenziario è al collasso, ha raggiunto i 64.000 detenuti con un esubero di 20.000 rispetto alla capienza degli istituti penitenziari: le visite ispettive di questi giorni, grazie all’iniziativa di Radicali Ferragosto in carcere, hanno scoperchiato un pentolone in ebollizione che rischia anche di esplodere». È quanto osserva la senatrice radicale eletta nelle liste del Pd Donatella Poretti, per la quale «il Governo, con il piano del ministro della Giustizia Angelino Alfano, risponde solo con la costruzione di nuove carceri e l’ampliamento di alcune già esistenti: ma non solo avrà bisogno di anni, ma anche di trovare le risorse finanziarie, perchè non restino parole al vento».
Intanto, prosegue la Poretti, «per i detenuti è sempre più difficile accedere alle misure alternative per scontare le condanne, mentre aumentano i reati e le aggravanti di pene. Proprio oggi – ricorda – il segretario del Sappe, sindacato autonomo polizia penitenziaria, Donato Capece ha reso noto che “il ministero
dell’Interno paga 6 milioni di euro l’anno per il nolo dei braccialetti elettronici per i detenuti che non vengono utilizzati. Si sono dimostrati inefficaci e oggi la loro tecnologia è obsoleta: sono tenuti in una stanza blindata al Viminale. Purtroppo il contratto firmato con la Telecom nel 2001 obbliga lo Stato a pagare e c’è anche
una clausola che obbliga lo Stato a non poter usare altre apparecchiature fino al 2011”…»
Per questo motivo, i parlamentari radicali Donatella Poretti e Marco Perduca hanno rivolto un’interrogazione ai ministri della Giustizia e dell’Interno per sapere «se il ministero intenda rendere pubblico questo contratto con Telecom Italia e quali misure intende prendere per rendere praticabili le misure alternative».

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