Non profit

Carcere: la protesta delle poliziotte

Denunciano di essere vittime di ''molestie sessuali''

di Gabriella Meroni

Denunciano di essere vittime di ”molestie sessuali”. Si sentono penalizzate e discriminate sul lavoro. Soffrono perche’ i colleghi ”maschi” non le considerano adeguate a svolgere compiti ”rischiosi”.

E’ la fotografia delle poliziotte penitenziarie scattata dalla Fp Cgil in un’indagine presentata oggi nel carcere femminile di Rebibbia, a Roma. L’indagine, condotta su un campione di dipendenti, offre anche elementi che consentono di definire un identikit delle donne in servizio nel Corpo di Polizia penitenziaria, che sono in tutto 3.140, meno del 10% del totale. Rispetto ai colleghi, le poliziotte penitenziarie hanno un livello di istruzione piu’ elevato: oltre il 70% ha infatti il diploma di scuola media superiore (contro il 47% degli uomini) ed e’ percentualmente superiore anche il numero di laureate. La loro eta’ media, nella meta’ dei casi, e’ compresa tra i 35 e i 40 anni. In cima al ‘cahier del doleances’ che emerge dall’indagine, la ”disparita’ di trattamento” tra uomini e donne.

Qualcosa sta cambiando, ammette la maggior parte delle intervistate (64%), convinta pero’ che ci sia ancora molta strada da fare per raggiungere una vera ”parita”’. Mentre il 26% sostiene che il Corpo sia ”pensato ancora per soli uomini”. Conciliare lavoro e vita familiare e’ ”difficile” per il 60%, per il 26% e’ addirittura ”impossibile”. Problematico appare poi il rapporto con i colleghi: solo la meta’ delle poliziotte interpellate si sente ”pienamente accettata” dal punto di vista professionale, mentre il 70% riferisce di aver raccolto confessioni di colleghe su casi di ”molestie sessuali”. E le molestie e le discriminazioni sono due comportamenti collegati, sostiene il 75% delle poliziotte intervistate.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.