Welfare

Carcere: indulto e riforme. Dove sono finite?

Le prese di posizione di Papillon Rebibbia e Cusani e Segio

di Redazione

E? passato ormai un mese da quando le parole di Giovanni Paolo II hanno rilanciato con autorevolezza quella richiesta di ?riduzione della pena? con cui la pacifica protesta dei detenuti, iniziata a settembre, aveva interrogato la coscienza di tutti i cittadini e dell?intero mondo politico. Nonostante l?impegno di tanti uomini politici della maggioranza e dell?opposizione non si è ancora riusciti a garantire un percorso certo e verificabile alla discussione sulle varie proposte di indulto e di sospensione condizionale della pena. Bene hanno fatto quindi alcuni autorevoli esponenti del Partito Radicale ad iniziare una pacifica forma di ?pressione? sulle istituzioni per ottenere che si arrivi al più presto al voto sulle proposte in discussione. La nostra Associazione è partecipe di questa giusta battaglia, pur nei limiti della sua possibilità di impegno esterno al carcere, ed invita tutte le forze sociali e culturali a contribuirvi nelle forme e nei modi in cui ognuna lo ritiene utile e necessario. In particolare, cogliamo l?occasione per rinnovare l?invito ad una seria e coerente battaglia per l?indulto e le riforme a tutte le anime del movimento ?no global?, il quale a nostro avviso può e deve dimostrare oggi tutta la sua maturità, costruendo iniziative pacifiche e di massa a sostegno della richiesta di un indulto generalizzato e delle indispensabili riforme del sistema penitenziario. Associazione Papillon Passata la festa, gabbati i detenuti Ora si incarcerano i poveri, domani gli operai disoccupati A un mese dalla richiesta di riduzione della pena avanzata dal Papa alla Camera dei deputati, che così tanti applausi riscosse da parte di tutti i parlamentari, non si può dire che non vi siano stati gesti di attenzione nei confronti delle carceri. Infatti, se pure latita o stenta l?iniziativa parlamentare e il consenso politico sulle proposte di legge in materia di indulto e amnistia depositate, si moltiplicano le circolari riservate del Viminale e dell?Amministrazione penitenziaria per rafforzare misure di vigilanza e di sicurezza. Insomma, come già due anni fa, si gioca con le speranze e i diritti dei detenuti, si sfilacciano i tempi, si annacquano le proposte di legge e si punta al ribasso. E, così facendo, grazie a una corale e preoccupante disattenzione delle forze politiche, ci si avvia a un drastico peggioramento della situazione. Oggi il carcere è carcere dei poveri. Domani e sempre più sarà anche il carcere degli operai, espulsi dalla produzione e di tutti coloro che si battono perché un mondo diverso e migliore sia possibile. Ci sono preoccupanti segnali di un clima intorpidito a arte, a suon di circolari, di azioni, reazioni e provocazioni, destinato ad avvelenare gli animi e la politica e a drammatizzare la situazione, fuori e dentro le carceri. L?indulto ? senza diminutivi e senza scorciatoie ? era e rimane non solo e non tanto una risposta di umanità e di decenza alla situazione delle carceri, alle intollerabili condizioni di vita dei reclusi, alle umilianti condizioni di lavoro degli operatori e degli agenti, non unicamente un riscontro alle sollecitazioni del Papa: era e rimane anche uno strumento necessario per svelenire il clima fuori e dentro le carceri e impedire una interessata drammatizzazione della situazione, con tutti i rischi che ciò comporta proprio mentre cresce la protesta operaia e sindacale attorno alla crisi della Fiat e mentre si approfondiscono le lacerazioni sociali. Davanti a questi rischi occorre un soprassalto di attenzione e volontà politica trasparente da parte del parlamento. Un indulto senza ?se? e senza ?ma? era e rimane la via maestra, necessaria e urgente cui di nuovo sollecitiamo tutte le forze politiche. Senza dilazioni e senza pastrocchi. Sergio Segio e Sergio Cusani


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