Welfare

Carcere: in Italia 6400 detenuti islamici

Negli istituti di pena ci sono anche moschee per il culto

di Gabriella Meroni

Per un musulmano anche una cella puo’ diventare una moschea. E per i circa 6.400 detenuti di fede islamica nelle sovraffollate carceri italiane, basta un tappeto per rispettare i dettami del culto. Ciascun carcere e’ un mondo a se’, sotto tanti punti di vista. Percio’ non c’e’ da stupirsi se a Sollicciano (il carcere fiorentino dal quale recentemente sono evasi cinque albanesi) molti dei circa 400-500 detenuti musulmani abbiano piu’ occasione di parlare con un sacerdote cattolico che conosce l’ arabo piuttosto che con un imam che si reca nel carcere toscano assai di rado. Tutt’altra storia nel carcere milanese di San Vittore, dove una cella-moschea di fatto esiste: e’ al sesto reparto della sezione maschile e vi pregano in 15-20 alla volta su un totale di circa 250. E’ una situazione a macchia di leopardo quella fotografata dai dati del Dipartimento per l’ Amministrazione Penitenziaria (Dap) e dai racconti degli agenti di polizia penitenziaria sui detenuti di religione islamica (perlopiu’ marocchini, tunisini, albanesi). Su un totale di 6.390, la maggior parte si trova negli istituti di pena della Lombardia (1338), del Piemonte (826), dell’Emilia Romagna (765) e della Toscana (753). I riflettori su di loro si sono accesi dopo l’11 settembre del 2001. Risale, infatti, al novembre di quell’anno una circolare del Dap per agevolare le richieste dei detenuti di religione islamica che vogliono osservare il periodo del Ramadan (digiuno dall’aurora al tramonto, lettura giornaliera del Corano, preghiera giornaliera con obbligo di pulizia personale, il venerdi’). Durante il Ramadan il cibo viene consegnato dopo il tramonto. In generale, poi, niente carne di maiale. E gli imam? In carcere entrano solo quelli autorizzati, anche se da quando e’ scattato l’allarme terrorismo di matrice islamica, molti agenti di polizia penitenziaria fanno notare come siano meno frequenti le visite degli imam nelle carceri. Nel carcere di Alessandria i circa 150 detenuti islamici possono contare addirittura su sei stanze per pregare. Molto creativa la soluzione trovata nel carcere napoletano di Poggioreale la ‘moschea’ si trova nella sala magistrati, dove il venerdi’, quando la stanza e’ libera, un imam guida la preghiera. La regola, in tutti gli istituti, resta il divieto di carne di maiale, e la distribuzione del cibo dopo il tramonto durante il Ramadan, oppure – quando e’ possibile – la consegna di alimenti crudi che vengono cucinati in cella. Nel carcere romano di Regina Coeli, ad esempio, non ci sono stanze comuni per pregare ma – assicurano – non manca la varieta’ di menu’.


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