Welfare
Carcere, il record di suicidi interroga le cooperative sociali
Una drammatica situazione che si vive negli istituti di pena italiana impone una riflessione e richiede degli interventi. Loris Cervato, coordinatore Gruppo nazionale Carcere di Legacoopsociali sottolinea la necessità di «soluzioni per rieducazione e reinserimento sociale». Per Rossella Favero della cooperativa sociale Altracittà le coop sociali devono «essere riconosciute come soggetto attivo della co-programmazione e della co-progettazione dei percorsi di reinserimento sociale»
di Redazione
Una nota di Legacoop sociali sottolinea come la situazione nelle carceri italiane imponga una profonda riflessione per chi come le cooperative sociali svolgono il loro impegno per l’inclusione e il reinserimento delle persone detenute. Al 14 dicembre – si ricorda – il numero dei suicidi ha toccato quota 80 nel 2022 che è ancora in corso.
Un drammatico record che deve imporre interventi urgenti sulla condizione di sovraffollamento che sta tornando ad alti livelli dopo le misure anti-Covid e con altre 700 persone in semilibertà che rischiano di tornare in cella. Inoltre, è necessario avere un quadro preciso di chi è in condizioni di grande sofferenza per la propria salute, a partire dal disagio psichico e dalle dipendenze e in questo senso trovare misure alternative alla detenzione.
«Il dramma che si sta vivendo all’interno degli istituti di pena pone una serie di profondi interrogativi sulla loro effettiva coerenza con il dettato costituzionale», dichiara Loris Cervato, coordinatore Gruppo nazionale Carcere di Legacoopsociali «alla luce dell’alto numero di suicidi, che rappresentano il forte disagio presente nelle carceri italiane, è doveroso trovare soluzioni più appropriate rispetto alle finalità di rieducazione e di reinserimento sociale delle persone private della libertà personale». Da parte sua Cervato ricorda come la cooperazione sociale stia supportando le istituzioni dal punto di vista sociale e lavorativo e in questa direzione «chiede una maggiore collaborazione per rendere efficaci gli interventi che sta promuovendo sull’intero territorio nazionale».
«Le cooperative sociali» afferma Rossella Favero della cooperativa sociale Altracittà «chiedono, in questa fase post pandemica delicata e critica, di essere riconosciute come soggetto attivo della co-programmazione e della co-progettazione dei percorsi di reinserimento sociale. Offrono inoltre le proprie competenze ed esperienze per affrontare e analizzare congiuntamente al Dipartimento Amministrazione Penitenziaria il tema del “lavoro” come elemento del trattamento, anche alla luce dell’evoluzione della composizione della popolazione detenuta verso il “carcere sociale”, che vede aumentare le persone con problemi di polidipendenza e pluri svantaggiate».
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