Diritti
Carcere, Erri De Luca: «I suicidi? Omicidi in luogo pubblico»
Già sono state quattro le persone che si sono tolte la vita dietro le sbarre nel 2025. Il sovraffollamento, che ha raggiunto il 132,6% alla fine del 2024, «è una pena aggiuntiva inflitta abusivamente», dice lo scrittore. «Nel generale restringimento dei diritti civili, dalla salute allo studio, l’amministrazione della giustizia è l’avamposto per misurare lo scarto»
Nelle carceri italiane, nel 2024, i suicidi sono stati 83, secondo il Garante nazionale delle persone private della libertà personale (dati al 20 dicembre 2024). Altri quattro detenuti, a otto giorni dall’inizio dell’anno, si sono tolti la vita. «I suicidi di persone in carcere sono derubricati a casi clinici», dice lo scrittore Erri De Luca. «Da parte mia uso diversamente il vocabolario: i suicidi di persone detenute sono omicidi in luogo pubblico aggravati dall’omissione di soccorso».
Dopo un anno dalla sentenza della Corte costituzionale (la numero 10 del 26 gennaio 2024) che ha aperto all’affettività delle persone detenute, non è stato fatto nessun passo in avanti per permettere i colloqui in intimità dei detenuti con i propri partner. Una sentenza dello scorso 2 gennaio della prima sezione penale della Cassazione ha ripreso la motivazione di quella storica sentenza, ha stabilito che il ricorso di un detenuto del carcere di Asti, per poter svolgere colloqui con la moglie in intimità, non può essere dichiarato inammissibile dall’ufficio di Sorveglianza di Torino: l’istituto di pena aveva rifiutato la richiesta dell’uomo poiché «la struttura non lo consente».
De Luca, nella sentenza di pochi giorni fa della Corte costituzionale si afferma che la richiesta «di poter svolgere colloqui con la propria moglie in condizioni di intimità» è un diritto e non «una mera aspettativa» da parte del detenuto. Cosa vuole dirci riguardo al diritto, in carcere, ad avere colloqui in intimità con il proprio partner?
Nel generale restringimento dei diritti civili, dalla salute allo studio, l’amministrazione della giustizia è l’avamposto per misurare lo scarto. Il sovraffollamento è una pena aggiuntiva inflitta abusivamente. La Cassazione pronuncia la sua sentenza già sapendo che la mancanza di spazi sarà l’obiezione per non applicarla. Se in qualche istituto si potrà ottenere, sarà l’eccezione, l’esempio che brillerà per la sua rarità.
L’anno scorso nelle carceri i suicidi sono stati 83, secondo il Garante nazionale delle persone private della libertà personale (fino al 20 dicembre 2024). Secondo il dossier Morire di carcere di Ristretti Orizzonti le persone che si sono tolte la vita, nel 2024, negli istituti di pena sono state 90 (dati al 31 dicembre 2024). Il sovraffollamento ha raggiunto, lo scorso dicembre, il 132,6%. Nelle carceri l’emergenza è da tempo strutturale…
I suicidi di persone detenute sono derubricati a casi clinici, come la morte violenta di operai sul posto di lavoro è ridotta a incidente. Da parte mia uso diversamente il vocabolario: i suicidi di persone detenute sono omicidi in luogo pubblico aggravati dall’omissione di soccorso.
Mattarella, nel discorso di fine anno, ha toccato il tema: «L’alto numero di suicidi è indice di condizioni inammissibili». E ancora: «I detenuti devono potere respirare un’aria diversa da quella che li ha condotti alla illegalità e al crimine». L’apertura della Porta santa a Rebibbia è stato un gesto simbolico voluto dal Pontefice per coinvolgere la popolazione carceraria del mondo nel Giubileo della speranza. Mattarella invoca un’ «aria diversa», il Papa invita i detenuti «ad aprire i cuori alla speranza». Per cambiare veramente gli istituti di pena, secondo lei su cosa bisognerebbe in primis lavorare ?
Il Presidente sfiora temi dolenti senza pronunciarsi su responsabilità e proposte di interventi. Agisce da pontefice laico privo di poteri operativi, sottostimando il suo compito. L’altro Pontefice, quello eletto da conclave, inaugura il Giubileo nel padiglione di un istituto di pena. Ricordo un suo predecessore, Giovanni Paolo II, che per il Giubileo dell’anno 2000 chiese alle Camere riunite dei parlamentari, invano, un atto di amnistia. Il peggio non è parlare al vento ma alle orecchie chiuse. Quanto a rimedi urgenti, eccoli conosciuti e disattesi: investimenti in spazi, opportunità lavorative, aumento del personale di custodia. Sono misure che non portano voti né appetitosi appalti.
Foto Giuseppe Lian/Agenzia Sintesi
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