Welfare

Carcere: detenuti danno voce per cd per ciechi

'Un libro,una voce' e' un progetto del Dipartimento dell' amministrazione penitenziaria

di Redazione

Un reciproco atto di solidarieta’: i detenuti che leggono per i ciechi, e i non vedenti che aprono la mente e il cuore al romanzo registrato all’interno di una cella. ‘Un libro,una voce’ e’ un progetto del Dipartimento dell’ amministrazione penitenziaria, nato dall’iniziativa di due poliziotti penitenziari, presentato ieri nel carcere romano di Rebibbia. ”Lettera al padre” di Franz Kafka e’ il romanzo che Massimo Tata (38 anni, un passato di tossicodipendenza e spaccio, condannato a 24 anni per aver ucciso il suo fornitore) ha letto e registrato, con l’aiuto di altri due detenuti. Cd e audiocassette sono stati donati al presidente dell’Unione italiana ciechi (Uic), Tommaso Daniele. A Rebibbia erano presenti i vertici dell’amministrazione penitenziaria delle grandi occasioni: il capo del Dap, Giovanni Tinebra, il vice capo Emilio Di Somma, il direttore generale dei detenuti Sebastiano Ardita. A fare da testimonial Enrica Bonaccorti. ”E’ uno straordinario atto di solidarieta’ – ha commentato il presidente della Uic, Daniele – Per i non vedenti l’alternativa al libro e’ il braille, che pero’ solo il 30% conoscono”. ”In questo modo, con una sola azione – ha aggiunto Tinebra – riusciamo da rendere un servizio alla societa’ civile e a istituire un ponte con l’esterno facendo sentire la vice di chi, all’interno del carcere, proprio perche’ e’ titolare di sofferenze, tende una mano a chi soffre”. ”Le pareti del carcere devono essere robuste ma permeabili – ha concluso Ardita – Bisogna saper cogliere gli input che vengono dall’interno”. Autori del progetto del Dap sono Vincenzo Lo Cascio e Marco Santoro, due poliziotti penitenziari del Gom (il reparto speciale che interviene, ad esempio, in caso di sommossa nelle carceri).


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