Welfare
CARCERE. Dal 31/12 la sanità passa definitivamente alle Regioni
La denuncia di Oriano Giovanelli, presidente di Legautonomie: «Nei prossimi tre anni previsti 7 miliardi di euro di tagli al fondo sanitario nazionale»
di Redazione
“Il prossimo 31 dicembre, sarà la data che segnerà la fine del periodo transitorio di passaggio dell’assistenza sanitaria dei detenuti dal Ministero della Giustizia al Servizio sanitario nazionale”. Lo ha detto il sottosegretario alla Salute, Ferruccio Fazio, nel corso di un convegno che si è svolto ieri a Roma, sulla riforma della sanità negli istituti di detenzione, promosso da Legautonomie e dal Forum per il diritto alla salute in carcere. Lo stesso sottosegretario ha poi aggiunto che: “Prima di Natale saranno messi a punto due tavoli tecnici per stabilire come procedere al trasferimento definitivo. Il primo, si occuperà degli aspetti più generali e vi prenderanno parte il Ministero della Giustizia, della Salute e cinque Regioni. Il secondo, invece, sarà più specifico e riguarderà la regionalizzazione degli ospedali psichiatrici e giudiziari”. Infine, l’onorevole Fazio, ha chiarito che: “non ci sarà bisogno di decreti aggiuntivi per definire il passaggio”.
Secondo Bruno Benigni, presidente del Centro Franco Basaglia di Arezzo e animatore del Forum nazionale per il diritto alla salute in carcere, questa è una “riforma irreversibile, da tutti riconosciuta come necessaria ed utile. Questa riforma è un punto di partenza – ha detto Benigni – verso la creazione di un sistema sanitario in carcere che non riguardi solo la cura ma anche la prevenzione con l’obiettivo di cambiare la qualità della vita negli istituti di pena, facendo valere i diritti di cittadinanza sociale volti al recupero dei detenuti. Al momento questo passaggio – ha aggiunto Benigni – si trova nella fase di attuazione e quindi deve fare i conti con una serie di problemi irrisolti che riguardano le risorse economiche, il personale e l’organizzazione interna dei servizi sanitari”.
L’unico neo, di non poco conto, sembra essere proprio quello della scarsità dei fondi a disposizione ed è su questo punto che ha manifestato la sua preoccupazione sottolineando che: “nonostante le rassicurazioni del Governo, per i prossimi tre anni, dovremmo fare i conti con una previsione di 7 miliardi di euro in meno per il fondo sanitario nazionale. Questo creerà una difficoltà complessiva all’intero sistema sanitario, interessando conseguentemente, anche la questione della sanità in carcere”. Un’altra questione aperta è quella delle province autonome e delle regioni a statuto speciale, le quali dovranno deliberare il trasferimento in base al loro statuto, ma fino a quando non lo avranno fatto, l’assistenza dei detenuti resterà sotto la responsabilità del Ministero della Giustizia.
di Costantino Coros
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