Welfare

Carcere, con la legge Smuraglia lavorano 2.771 detenuti

I dati del Dap riflettono un aumento dei lavoranti non alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria rispetto al 2004

di Redazione

È aumentato, anche se non nella stessa misura in cui è cresciuto il sovraffollamento nelle carceri, il numero di detenuti lavoranti non alle dipendenze dell?amministrazione penitenziaria: da 2.263 nel giugno del 2004 sono passati a 2.771 l?anno successivo (compresi i semiliberi). Ad assumere sono in particolare imprese e cooperative sociali che beneficiano della Smuraglia, la legge che nel 2000 introdusse benefici fiscali e contributivi per le aziende che offrono lavoro ai detenuti. È quanto emerge dall?ultima relazione al Parlamento del Dipartimento dell?amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia. “Nelle realtà territoriali più problematiche – viene sottolineato – ci si è attivati per sensibilizzare maggiormente gli enti locali, il mondo imprenditoriale e le associazioni di categoria”. I dati relativi al 30 giugno del 2005, però, mostrano realtà lavorative differenti: c?è stata una leggera flessione dei detenuti impiegati alle dipendenze del Dap in attività di tipo industriale (632 unità contro le 665 al 30 giugno del 2004), mentre vi è stato un importante incremento dei detenuti assunti da imprese e cooperative (634 detenuti, contro i 450 di giugno 2004 e le 346 di dicembre 2004). Il part time e il lavoro a tempo determinato sono i tipi di lavoro alle dipendenze del Dap più diffusi per le attività che non richiedono particolare qualificazione: a metà 2005, su 59.125 detenuti, in 9.682 erano addetti ai lavori domestici o non qualificati, e 902 alla manutenzione ordinaria del fabbricato. A far registrare un trend positivo negli ultimi anni è stato soprattutto il lavoro alle dipendenze di cooperative sociali e imprese, grazie soprattutto ai benefici della legge Smuraglia: nel corso del 2004 737 detenuti (644 nel 2003 e 436 nel 2002) hanno lavorato alle dipendenze dei datori di lavori esterni al Dap. “Si rivela pertanto – si legge nella relazione – un certo maggior interesse nei confronti della manodopera detenuta, ma risulta ancora poco significativa la presenza del mondo imprenditoriali all?interno del carcere, dissuaso dalla scarsa produttività e dalla limitata professionalità dei soggetti presenti negli istituti penitenziari”. Nel corso del 2005, il Dap ha proseguito in sei istituti ad affidare in gestione a cooperative sociali il servizio di cucina delle carceri ponendo come condizione minima l?assunzione e la formazione di un numero di detenuti almeno pari a quello che era già impiegato nella preparazione dei pasti. E ancora: iniziative sono state assunte nel settore delle bonifiche agrarie, così da avviare attività specializzate utili alla creazione di figure professionali specifiche tra i detenuti lavoranti.


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