Welfare

Carcere: chiesto sostegno psicologico per detenuti

Dopo i suicidi di Rebibbia… la differenza tra le parole e i fatti. Un comunicato dell'Associazione Papillon Rebibbia

di Redazione

E? trascorsa una settimana dalle ultime morti per suicidio di due detenuti ristretti nei carceri di Rebibbia N.C. e Rebibbia Penale. Dopo una minima attenzione da parte dei mass media, è ormai piombato un fragoroso e significativo silenzio sulla tragica realtà del sistema penitenziario italiano, rotto soltanto da nuovi allarmismi di sapore pre-elettorale. A quanto ci risulta, soltanto il vicepresidente della Commissione Giustizia della Camera, l?on. Paolo Cento, ha avuto il coraggio politico di presentare un?interrogazione nella quale si ribadisce il dovere del Governo e del Parlamento di garantire i diritti e la dignità dei cittadini detenuti ed in particolare di quelli malati. Purtroppo, tutti gli altri parlamentari di ogni schieramento politico e i vari esponenti di questo o quel Ente locale ci sembrano in tutt?altre faccende affaccendati, al punto che ormai si parla di riforme della giustizia soltanto per farne un uso strumentale nella competizione elettorale. Nel frattempo, sono stati trasferiti i tre detenuti malati di Rebibbia Penale (Ottaviani Ciro, Cavazza Belmonte e Bertoli Francesco) che avevano protestato dopo il suicidio di Marco De Simone, denunciando ancora una volta l?assurda situazione di degrado in cui vivono in quella sezione i detenuti affetti da malattie di carattere psichiatrico. Probabilmente il loro trasferimento non è casuale e certo renderà più difficile alle autorità competenti la verifica dei maltrattamenti subiti dai tre detenuti e già denunciati dall?on. Paolo Cento. A questo punto, davanti alla colpevole trascuratezza delle istituzioni a tutti i livelli, la nostra Associazione ha deciso di presentare, a proprie spese, un progetto di ?sostegno psicologico? a favore dei detenuti rinchiusi nella sezione ?sperimentale? di Rebibbia Penale. In pratica, per i restanti mesi dell?anno 2003, la Papillon finanzierà la presenza per almeno quattro giorni a settimana di una psicologa e di un gruppo di laureati e laureandi in psicologia che avranno il compito di assistere i detenuti malati che vorranno avvalersi del loro aiuto. Ci auguriamo che gli uffici competenti del Ministero e dell?Istituto ci concedano al più presto tutte le autorizzazioni necessarie affinché questo ?sostegno psicologico? possa diventare immediatamente operativo. Siamo convinti che la battaglia per una riforma generale della sanità penitenziaria non potrà certo essere risolta dal pur lodevole impegno di Associazioni come la nostra, ma se in tal modo riusciremo ad alleviare le sofferenze dei detenuti bisognosi di un sostegno psicologico e magari anche ad evitare altri gesti autolesionistici, ne saremmo comunque felici. Ad ogni modo, ribadiamo ancora una volta che dopo la grande prova di maturità offerta dai detenuti italiani nella loro battaglia per l?indulto e le riforme, si illude chiunque spera che essi abbiano rinunciato alla difesa dei loro diritti e della loro dignità.


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