Formazione

Cara Veronica Pivetti, la bandiera dei “bambini del limbo” alziamola insieme

La risposta di Ai.Bi. all’articolo di Veronica Pivetti pubblicato su La Stampa: «Non ho figli e non ne faccio una bandiera. Voglio combattere per le adozioni ai single»

di Redazione

Domenica 23 gennaio, sul quotidiano La Stampa, è uscito un contributo firmato da Veronica Pivetti sul tema della maternità, dell’adozione per i single e, più in generale, dell’essere «madri e non madri. In ogni caso, donne. Noi». Un bell’articolo, che alimenta un dibattito che la stessa Pivetti definisce «acceso, serio, ironico, profondo, mai violento, qualche volta tagliente e inclusivo del pensiero di tante». Un dibattito nel quale ci permettiamo di intervenire rispondendo a Veronica Pivetti laddove dice che ci sono «una moltitudine di bambini, anche piccolissimi, che aspettano soltanto l'amore di un genitore».

È vero, sono proprio “una moltitudine”, che non trova una quantificazione più precisa perché un conteggio ufficiale non esiste; quasi che questi bambini non siano degni di essere considerati, nemmeno dall’Unicef, un numero. Però ci sono, lo sappiamo con certezza, perché come Ente Autorizzato che da 40 anni si occupa di adozioni internazionali settimanalmente riceviamo dai Paesi più diversi le “neglect list”: liste lunghissime (parliamo di centinaia di nomi su ciascuna di queste) di bambini che vengono dichiarati adottabili quando ormai è troppo tardi. Quando hanno 13, 14, 15 anni e trovare una famiglia disposta ad accoglierli diventa più difficile.

Dove sono stati, prima, tutti questi bambini? Chiusi in qualche orfanotrofio, vittime di quei “miti culturali” che frenano le adozioni, che pensano che sia meglio che questi bambini rimangano nel loro Paese, in un Istituto, piuttosto che in una nuova famiglia da qualche altra parte del mondo.
Così, il loro destino diventa quello di vivere nel limbo, dimenticati, ma sempre speranzosi di poter trovare una nuova famiglia. Fino a che, compiuta la maggiore età, usciranno dal circuito di assistenza e diventeranno dei Care Leavers, piccoli adulti gettati nel mondo e nella società senza nessuna cura e senza nessuna preparazione, facili vittime della malavita, della violenza, dello sfruttamento.

Vogliamo dare davvero un futuro a questi bambini del limbo? Alziamo insieme la loro bandiera. Facciamo sentire al mondo che esistono; rompiamo insieme la catena del disinteresse; combattiamo i miti culturali che li tengono inchiodato per anni negli istituti. Gridiamo, insieme, che ogni bambino ha diritto di essere figlio. Perché solo in quel momento si potrà aprire un dibattito veramente completo anche sull’adozione.

In questo senso, c’è un altro passaggio dell’appello di Veronica Pivetti da sottolineare: dove dice «Un figlio appartiene a sé stesso e a nessun altro, non c'è dubbio, ma è anche una scelta d'amore condivisa». È proprio questo “appartenere a sé stessi” il primo muro da abbattere, dando la possibilità a tutti i bambini del limbo di essere conosciuti e ri-conosciuti nella loro singola dignità e nei loro singoli diritti. Solo così questi bambini non saranno più “una moltitudine”, ma saranno tante, singole persone, pronte per essere accolte come figli.

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