Cultura

Cara Stefania non ti conosco, per

Lettori che si scrivono. Sul senso della vita e della morte

di Redazione

Cara Stefania, noi non ci conosciamo, però mi sono permessa di scriverle questa lettera, perché mi ha toccato la sua lettera pubblicata su ?Vita? del 20 febbraio. Le darò del ?lei? perché non so quanti anni ha. Io sono una ragazza di 23 anni e non so se la mia lettera potrà servirle a qualcosa, però, le porto la mia esperienza. Quando avevo 16 anni è morto mio zio, fratello di mia madre: un ragazzo di 29 anni, pieno di vita e di bontà, sempre col sorriso sulle labbra. Ha avuto un incidente stradale e ha lasciato sua moglie e due bambine piccole. Io ero molto legata a lui e quando è morto ho sentito un grandissimo senso di vuoto che mi prendeva allo stomaco: era come se mi mancasse una parte di me, come se avessi un buco nero al posto dello stomaco. Da quel giorno ho cominciato a riflettere continuamente e a interrogarmi sul senso delle cose che ci circondano, sul senso della vita e su quello della morte. È cominciata una ricerca, che ora, con tutta me stessa, posso assolutamente dire essere l?unica vera e completa via di pace e di serenità: la ricerca di Dio. Io non so se lei crede oppure no; l?unica cosa che posso dirle è di non perdere mai, mai, mai la speranza, anche quando il dolore toglie significato a tutto. Anche se le nuove scoperte e tecnologie scientifiche vogliono farcelo credere, noi non siamo padroni della nostra vita. E così non siamo padroni della morte. Siamo solo chiamati a usare bene il tempo che ci viene concesso su questa terra. Ho perso mio zio e ora, da 2 anni, mia nonna è ammalata gravemente per un tumore. Questi dolori mi hanno insegnato a convivere con la sofferenza. Ma non ho fatto tutto da sola. Ho pregato, pregato tantissimo (e tuttora lo faccio). Ho pensato: se Dio è così potente da aver creato l?Universo, la natura, il nostro corpo così complesso, sicuramente mi ascolterà, ascolterà il mio dolore. E così è stato e avviene ogni giorno. Io chiedo il Suo aiuto, chiedo che mi faccia da sostegno e ogni volta che chiedo ottengo sempre una sensazione di pace come risposta. Questa è l?unica cosa che posso consigliarle: apra il suo cuore a Dio e lasci che le lavori dentro. Magari vada in Chiesa, quando non c?è nessuno, durante il giorno; io lo faccio qualche volta e le assicuro che esco con il cuore più leggero, nonostante tutto. La morte di un nostro caro ci sconvolge la vita, ci ?spiazza?, lo so bene, però, so anche che si può andare oltre. Servono tempo e costanza, ma ci si riesce. Spero di esserle stata utile anche solo un poco. Cara Stefania, pregherò per lei, per suo fratello e per sua cognata. Simona F., Modena


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