Politica
Cara Madia, l’Agenzia per lo sviluppo deve puntare all’eccellenza
A due mesi dal suo lancio, l'Agenzia per lo sviluppo diretta da Laura Frigenti presenta un bilancio positivo, tra cui le nomine dei primi quattro dirigenti. Parola di Nino Sergi, presidente emerito di Intersos, che lancia un appello al ministro Madia: il personale dirigente da completare deve integrare esperti esterni, e non solo della Pubblica Amministrazione.
di Nino Sergi
A due mesi dall’avvio dell’Agenzia, il 4 gennaio scorso, il bilancio di quanto realizzato è decisamente positivo. Nonostante la precarietà di ogni inizio, le difficoltà di convivenza con i diplomatici della Farnesina che continuano a dimostrare qualche difficoltà nell’accettare l’esproprio della materia effettuato dalla legge 125/2014 e la mancanza del personale dirigenziale, per citare gli aspetti più problematici, la serie degli adempimenti per poter garantire la piena funzionalità nel più breve tempo possibile è stata esemplare, nell’ambito della pubblica amministrazione, per quantità e speditezza.
Non tutto è stato perfetto, indubbiamente. La fretta imposta dalle scadenze stabilite dalla legge e la debole capacità di parte del personale tecnico di staccarsi da schemi e procedure della vecchia legge 49/1987 hanno facilitato alcune inadeguatezze nella delibere dei primi due mesi. Trattandosi però di deliberazioni attuative e procedurali interne all’Agenzia o al Ministero non sarà difficile modificarle, rimediando a tali carenze, anche grazie a consultazioni e maggiore approfondimento. Mi riferisco in particolare alle “Linee guida per l’iscrizione all’elenco dei soggetti senza finalità di lucro”, alle “Procedure per la concessione di contributi e modalità per l’affidamento di iniziative ai Soggetti senza finalità di lucro”, alle “Procedure per il rilascio dell’attestazione dell’Agenzia per l’aspettativa dei dipendenti pubblici”.
Riamane aperto un problema non da poco, quello del personale dirigente.
Riamane aperto un problema non da poco, quello del personale dirigente. È a tutti comprensibile che, in un mondo complesso e in continuo cambiamento, una materia come questa della cooperazione internazionale allo sviluppo con le innovazioni introdotte dalla legge, la nuova concezione dei rapporti di partenariato, i nuovi orientamenti, l’apertura a nuovi soggetti e istituzioni, richiede anche specifiche professionalità e competenze acquisibili solo in solide esperienze internazionali in istituzioni multilaterali o italiane pubbliche ma anche private quali Ong, imprese, istituti di analisi e ricerca e altre.
Alcune regole della Pubblica Amministrazione mal si conciliano con la volontà innovativa del Parlamento e con le esigenze della cooperazione e della nuova Agenzia, dato che da anni sono impedite assunzioni che non provengano dalla stessa articolazione pubblica. Senza dirigenti con conoscenze e esperienze acquisite anche al di fuori dell’ambito pubblico, capaci di apportare nuove energie e nuove modalità operative, come può l’Agenzia rappresentare quella novità che tutti hanno auspicato nel processo di riforma legislativa? Come può contribuire efficacemente “alla promozione della pace, della giustizia, di relazioni solidali e paritarie tra i popoli fondate sui principi di interdipendenza e partenariato”; come può perseguire “gli obiettivi volti a sradicare la povertà e ridurre le disuguaglianze, tutelare e affermare i diritti umani, la dignità dell’individuo, l’uguaglianza di genere, le pari opportunità e i principi di democrazia e delle Stato di diritto, prevenire i conflitti, sostenere i processi di pacificazione e di rafforzamento delle istituzioni democratiche”; come può assicurare “i principi di efficacia concordati a livello internazionale, l’appropriazione dei processi di sviluppo da parte dei paesi partner, l’uso di sistemi locali, l’armonizzazione e il coordinamento tra donatori”, così come stabiliscono i primi due articoli della legge?
Contiamo sul presidente Matteo Renzi e sul ministro Marianna Madia perché, per i dirigenti dell’Agenzia, siano resi possibili limitati bandi aperti anche a personale esperto esterno alla pubblica amministrazione.
Non si vuole certo sminuire la preparazione dei pubblici funzionari, che in ogni caso continuano ad essere valorizzati, ma si considera essenziale recepire anche aria nuova, idee nuove, esperienze e modalità operative nuove, che contribuiscano a superare il reale pericolo della ripetitività del modello di cooperazione legato alla precedente legge, mettendo a rischio, fin dal suo nascere, il successo dell’Agenzia. Il presidente del Consiglio ha più volte sottolineato l’importanza della cooperazione nella politica internazionale: una cooperazione efficace capace di solidi partenariati e di risultati tangibili e duraturi. Contiamo sul presidente Matteo Renzi e sul ministro Marianna Madia perché, per i dirigenti dell’Agenzia, siano resi possibili limitati bandi aperti anche a personale esperto esterno alla pubblica amministrazione. Non si tratta di provvedimenti impossibili, dato che per analoghi validi motivi già sono stati adottati a favore di altre Agenzie e Amministrazioni.
A dimostrazione, comunque, della volontà del direttore dell’Agenzia di procedere celermente, parte dei dirigenti è già stata selezionata o è in fase di selezione all’interno della pubblica amministrazione, come è indicato più avanti. Per le posizioni attinenti agli specifici settori della cooperazione allo sviluppo è però indispensabile e urgente, ora, un provvedimento che apra la selezione anche a competenze esterne.
Per le posizioni attinenti agli specifici settori della cooperazione allo sviluppo è urgente un provvedimento che apra la selezione anche a competenze esterne.
In breve il punto della situazione, esaminando i documenti pubblicati sul sito della Farnesina (anche se non non nella pagina ‘cooperazioneallosviluppo’).
A seguito del DPCM 2 novembre 2015 (Dotazione organica dell’Agenzia), il Ministro Gentiloni ha approvato, il 15 dicembre, il Regolamento di organizzazione dell’Agenzia che si articola in uffici in Italia e in sedi all’estero.
Gli uffici in Italia si articolano in due vicedirezioni di livello dirigenziale generale e in undici uffici di livello dirigenziale settoriale.
I primi due uffici sono alle dirette dipendenze del direttore dell’Agenzia:
– ufficio I: programmazione e affari generali
– ufficio II: rapporti istituzionali e con i soggetti della cooperazione allo sviluppo; comunicazione pubblica.
La vicedirezione tecnica si articola in sei uffici:
– ufficio III: opportunità e sviluppo economico
– ufficio IV: sviluppo umano
– ufficio V: ambiente e uso del territorio
– ufficio VI: sviluppo rurale e sicurezza alimentare
– ufficio VII: emergenza, Stati fragili
– ufficio VIII: sviluppo partenariati pubblico-privato, rapporti con la società civile ed altri soggetti di cui al capo VI della legge istitutiva; strumenti operativi innovativi
La vicedirezione giuridico-amministrativa si articola in tre uffici:
– ufficio IX: affari legali, gare, contratti e contenzioso
– ufficio X: risorse finanziarie e strumentali, bilancio e contabilità
– ufficio XI: risorse umane.
I due vicedirettori coordinano rispettivamente:
- le attività degli uffici della vicedirezione tecnica e le attività tecnico-operative delle sedi all’estero
- le attività degli uffici della vicedirezione giuridico-amministrativa e i profili giuridico-amministrativi delle attività delle sedi all’estero.
Il direttore dell’Agenzia ha già provveduto a pubblicare interpelli per selezionare dirigenti della pubblica amministrazione per il conferimento di incarico per la posizione di:
- vicedirettore per l’area giuridico-amministrativa, selezionando il dr. Lorenzo Quinzi.
- capo dell’ufficio II, selezionando l’Avv. Emilio Ciarlo
- capo dell’ufficio X, selezionando il dr. Giorgio Ottavio Graziosi
- capo ufficio IX, selezionando la dr.sa Barbara Casagrande.
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Un altro interpello è stato predisposto. L’Agenzia è ora in attesa del chiarimento sulla possibilità di lanciare, per le altre posizioni, bandi aperti a personale esperto esterno alla funzione pubblica.
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