Alfonso D’Ambrosio, docente di matematica e fisica, appassionato di pratiche educative innovative – come il “laboratorio povero di fisica” con robotica educativa, Lego, Arduino, Scratch – già Docente Innovatore" al Global Junior Challenge 2015, ha da poco festeggiato il suo primo anno da dirigente. Il destino l’ha portato in una scuola divenuta, suo malgrado, simbolo, con l’atrio della primaria di Vo’ ripreso in loop nei tg nazionali, popolato di operatori in tuta bianca e visiere alle prese con i tamponi. In questi mesi D’Ambrosio l’ha detto e scritto più volte: «Non esiste il dire “Adda passà a nuttata”. La notte la facciamo passare noi, tutti insieme. L'autonomia scolastica ci fornisce strumenti e mezzi per agire. Noi vogliamo aprire la scuola non come edificio, ma come comunità: è quello che fa la differenza». Così aveva detto alla nostra Sara De Carli all'apertura dell'anno scolastico, un anno scolastico inaugurato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarelle e dalla ministra della scuola Lucia Azzolina.
Ebbene, Alfonso D'Ambrosio è tra i non numerosi ad aver dato vita a un Patto territoriale educativo molto partecipato (associazioni, pubblica amministrazione, imprese) che hanno cambiato non solo la scuola ma l'intera comunità. Noi di Vita lo abbiamo chiamato in varie occasioni a racconralo, l'ultima al Convegno organizzato con Fondazione Cr Firenze, “La scuola tra desideri e paure” (La trovate qui).
A inizio anno così ci aveva raccontato: «Dal Ministero abbiamo ricevuto fondi e strumenti (certo, poteva arrivare personale in più, noi abbiamo chiesto 8 insegnanti in più su 80 e 4 Ata in più su 16 che abbiamo), ma non possiamo aspettare che sia il Ministero a darci la vision didattica. Quella è nostra, delle singole scuole. Anzi, meglio, è uno sguardo sul futuro che va fatto con più occhi: docenti, studenti, genitori, associazioni del territorio, amministratori locali… Noi siamo la scuola, non gli esperti di sanità né i politici, che talvolta in questi mesi hanno fatto dichiarazioni che hanno umiliato la scuola e chi la vive. Per essere agenti del cambiamento, la differenza non la fanno né un banco né un tablet, ma l’essere una comunità».
Ebbene questo ben di dio di dirigente scolastico e di insegnante ha anche scritto qualche post su Facebook, critici nei confronti della scuola di questa stagione. Uno, in particolare, definiva la ministra Lucia Azzolina "una che ci crede, ma è debole". Oddio, ma a voi sembra un'offesa? Eppure questi educatissimi rilievi lo hanno fatto finire sotto istruttoria disciplinare. Dopo una doppia segnalazione dei dirigenti del Dipartimento Istruzione del ministero, la responsabile dell'Ufficio procedimenti disciplinari di Venezia, tale Mirella Nappa, domenica scorsa gli ha inviato una lettera dura aprendo il procedimento sanzionatorio.
Si legge nelle sei pagine di accusa: "Nei confronti dell'Amministrazione cui lei appartiene ha compiuto, in maniera reiterata e con carattere di particolare gravità, atti non conformi alle proprie responsabilità, ai doveri e alla correttezza inerenti alla funzione". Tre sono i capi d'accusa, formulati ora dal provveditorato del Veneto: violazione dei principi di leale collaborazione; violazione del Codice di comportamento dei pubblici dipendenti; violazione dell'articolo 26 del Contratto di lavoro.
D'Ambrosio, sinceramente scosso, ha scritto, rende noto La Repubblica, una lettera alla ministra dell'Istruzione: "Ho dedicato la mia vita a costruire una scuola che sia a misura di bambino", ha fatto sapere ad Azzolina, "basata sulle buone relazioni, sul benessere. Ho sempre dato tanto. Non si contano le ore insonni, il tempo perso, persino i soldi spesi per comprare strumenti agli alunni che ne hanno bisogno. Questa contestazione è una pietra enorme sulla mia vita. Ho sempre cercato di portare avanti il dialogo, anche sulla mia pagina social e lo faccio senza offendere mai nessuno. Cara ministra, io nella scuola ci credo e ho sempre portato rispetto per i miei superiori. Ma, mi permetta, considero questo gesto un atto vile, un attacco alla libertà di espressione. Volete la morte di un uomo? Ci siete riusciti. Il mio numero lo ha, e per questo mi appello alla sua clemenza".
Ecco, Lucia Azzolina, il numero di D'Ambrosio ce l'ha, lo chiami subito, ministra, e richiami Mirella Nappa. Subito, per favore! Già è stato un anno difficile, lo chiuda in bellezza.
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