Non profit
Cara Gelmini, aumenta i posti o i piccoli resteranno senza cure
Lettera della Sip al governo per aumentare i laureati alle scuole di specializzazione. Nel 2020 mancheranno 3mila pediatri
L’allarme è serio: nel 2020 in Italia mancheranno 3mila pediatri, aveva denunciato la Società Italiana di Pediatria. Allora, a poco più di un mese di distanza, il presidente Sip Alberto Ugazio ha lanciato al governo un’altrettanto seria proposta: un investimento sulle scuole di specializzazione per sfornare nuovi professionisti.
“Considerando il pensionamento di una proporzione crescente dei Pediatri attualmente in servizio e le proiezioni ISTAT sull’andamento demografico della popolazione Italiana”, scrive la Sip, “il numero di Pediatri disponibile sarà del tutto insufficiente intorno al 2025”.
Per scongiurare il pericolo di vedere non garantita adeguata assistenza ai più piccoli, nell’arco dei prossimi 15 anni, la SIP propone un minimo incremento (15% circa) del numero di pediatri formati dalle Scuole di specializzazione.
Il presidente Ugazio, ha inviato il 6 agosto una lettera ai Ministri dell’Istruzione, Mariastella Gelmini e della Salute, Ferruccio Fazio, auspicando la scelta di interventi efficaci. La missiva fa seguito al documento approvato nel corso dell’ultima riunione del Consiglio direttivo Sip, il 3 agosto scorso. “La Società italiana di Pediatria ritiene fondamentale che, nei tempi più brevi, si proceda ad una razionalizzazione della rete pediatrica nel nostro Paese. Una misura – afferma il presidente – che non può prescindere da un incremento seppur contenuto e tuttavia
indispensabile del numero di pediatri formati dalle nostre scuole di specializzazione”.
Sulla base dei dati preliminari Sip, ipotizzando che venga consentito un pensionamento più tardivo dei Pediatri ospedalieri e delle cure primarie, “abbiamo sufficienti evidenze per ritenere che un incremento contenuto (del 15% circa) del numero di borse attualmente assegnate alla Scuola di Specializzazione in Pediatria, se applicato fin dal prossimo anno accademico, può consentire il mantenimento di un modello di assistenza pediatrica universalistica, reso più efficiente dalla riorganizzazione da mettere in campo”.
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