Politica
Cara di Castelnuovo di Porto: un capolavoro di disumanità
Da un giorno all'altro, senza il minimo preavviso, si avvia lo sgombero di una struttura che ospita oltre 500 persone, in parte prelevate e "deportate" in altre regioni verso ignota destinazione, altri semplicemente lasciati per strada perché, pur essendo titolari di protezione, per effetto di quel decreto hanno perso il diritto all'accoglienza
di Redazione
Con lo sgombero del Cara di Castelnuovo di Porto si inaugura nel peggiore dei modi il decreto "sicurezza e immigrazione", convertito in legge poco più di un mese fa, colpendo un'esperienza di accoglienza che funzionava e che si chiude con l'intervento dell'esercito.
«Il nostro sostegno «va al Sindaco e ai cittadini di Castelnuovo di Porto, che da ieri si sono mobilitati e resi disponibili ad ospitare alcune delle persone lasciate per strada, che sono la voce delle nostre comunità accoglienti e dimostrano come sia possibile rispondere attivando nuova solidarietà», dichiara Laura Liberto, coordinatrice nazionale di Giustizia per i diritti-Cittadinanzattiva.
Da un giorno all'altro, senza il minimo preavviso, si avvia lo sgombero di una struttura che ospita oltre 500 persone, in parte prelevate e "deportate" in altre regioni verso ignota destinazione, altri semplicemente lasciati per strada perché, pur essendo titolari di protezione, per effetto di quel decreto hanno perso il diritto all'accoglienza.
In un colpo solo si separano famiglie, si interrompono i percorsi scolastici dei bambini, quelli lavorativi intrapresi dagli adulti, si demolisce il lavoro di assistenza e tutela promosso da operatori e volontari per le donne e gli uomini vittime di violenze ospitati nella struttura.
Con l'obiettivo di chiudere il centro entro fine mese, si smantellano processi e progetti di integrazione prodotti negli anni sul territorio, con la partecipazione della comunità locale, si apre una crisi occupazionale che riguarderà 120 lavoratori impegnati nel centro e le loro famiglie, si disperde un patrimonio di competenze maturate nel tempo sul terreno dell'accoglienza.
A chi giova tutto ciò? «Non certo ai migranti che da un giorno all'altro si vedono sradicati da quel contesto e deportati altrove, non ai titolari di protezione umanitaria che vengonomessi in strada, non agli operatori che perdono il lavoro e alle loro famiglie, né ai cittadini di Castelnuovo nel cui territorio si interrompono i processi di inclusione e si riversano per strada persone rimaste prive di alloggio», prosegue Liberto, che amara conclude: «un capolavoro insensato di disumanità che non è utile a nessuno, tranne a chi sta speculando sulla pelle delle persone per fini politici»
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