Economia

Cara Coop, ci mandi tutti allo sbaraglio

Caso Unipol. Parla il presidente di Confcooperative, Luigi Marino. «Sono preoccupato. Già ci rinfacciano le agevolazioni fiscali. Rischiamo di tornare alla casella di partenza».

di Francesco Agresti

Nessuna rottura. Almeno per ora. E nessuna controffensiva finanziaria. «Il credito cooperativo è stato in questi anni il nostro punto di riferimento nel sistema bancario e continuerà ad esserlo in futuro», dichiara il presidente di Confcooperative, Luigi Marino. E nonostante le polemiche dei giorni scorsi con il presidente di Legacoop, Giuliano Poletti, i rapporti tra le due centrali, almeno formalmente, non dovrebbero risentirne. In realtà l?affaire Bnl/Unipol ha allargato ancor di più il solco tra due diverse visioni del modo di intendere la cooperazione: quella ?fondamentalista? di Confcooperative e quella ?progressista? di Legacoop. Vita: Presidente Marino, crede che la garanzia di un maggiore accesso al credito sia ?la? ragione dell?operazione Bnl/Unipol? Luigi Marino: Questa presunta facilità nell?accesso al credito è in linea con quanto dichiarato da Poletti. Il presidente della Lega, nell?integrazione Bnl-Unipol, vedrebbe, infatti, la costituzione di un polo bancario-assicurativo tale da permettere alle cooperative non solo di crescere, ma anche di avere un?adeguata rappresentanza in un settore, quello bancario, appunto, dove finora non se se ne è mai registrata, sempre secondo Poletti, una adeguata al loro peso economico. La cooperazione fa parte dell?economia reale. Occorre portare la massima attenzione a inseguire processi politici troppo lontani dalla missione propria del mondo cooperativo che produce reddito, occupazione e ricchezza, nonostante la grave congiuntura economica, perché continua a rispondere al suo spirito mutualistico. All?operazione Unipol/Bnl partecipano diverse cooperative che si impegnano (cioè impegnano patrimoni, utili, risorse) al di fuori del perimetro delle attività caratteristiche. Ed è poi lecito domandarsi se sia un?operazione corretta dal punto di vista cooperativo. Vita: Quali le conseguenze sui rapporti tra le centrali? Marino: Non è mia intenzione creare solchi incolmabili con Legacoop. Già in passato abbiamo riscontrato diversità di impostazione e su alcuni temi fondamentali la pensavamo diversamente: socio-lavoratore; ristorno; prevalenza mutualistica, ecc. Poi abbiamo raggiunto durevoli compromessi. Non credo che sarà diverso anche questa volta. Certo noi siamo portatori di una visione più ortodossa, più legata ai valori costitutivi della cooperativa. Legacoop è più laica e oggi si potrebbe dire più pronta ad accettare il relativismo economico e finanziario del nostro tempo. Spero che altre conseguenze negative non prendano corpo in questi giorni. Avevamo superato una difficile fase di confronto con il governo e la sua maggioranza e non vorrei che, così come è stata impostata la scalata Unipol, ci si ritrovasse punto e daccapo. Una sorta di gioco dell?oca cooperativo nel quale ritorniamo alla casella di partenza avendo nell?orecchio i luoghi comuni di un mondo cooperativo che aveva raggiunto un difficile e oneroso compromesso di ?favolose? agevolazioni fiscali. Il che non è affatto vero, ma capisco di correre oggi questo rischio e ne sono preoccupato. Vita: In caso di successo quale sarà la risposta di Confcooperative? Marino: Confcooperative ha già la sua rete di banche di credito cooperativo perfettamente integrata nello spirito di un mondo cooperativo che deve conservare autonomia politica ed economica. Sicuramente ci sarà un raggruppamento del sistema bancario-assicurativo Unipol-Bnl. Chi fa il mio lavoro deve salvaguardare un?esperienza storica, pensare al presente (ed è un presente di successo se è vero che tra il 2001-2004 le cooperative hanno registrato un +20% di occupati, fatturato e utili) e creare le migliori condizioni di operatività per il futuro. È nella mia storia. Cerco di difendere tutta l?esperienza cooperativa perché ritengo che sia un patrimonio del Paese, essenziale in un momento di difficoltà. Per questo è necessaria maggiore chiarezza verso l?opinione pubblica di ciò che può e deve fare la cooperazione: non ridurre la presenza entro il sistema cooperativo, ma farne accrescere e valorizzare la presenza e l?importanza economica e sociale nel Paese.


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