Cultura

Cara Cei, noi siamo qui

Il Cismai scrive ai vescovi italiani, invitandoli ad appoggiarsi ai propri centri per la prevenzione e la gestione dei casi di abuso sessuale si minori da parte di ecclesiastici

di Redazione

Il CISMAI, Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia, un network nazionale che raccoglie 68 tra centri e professionisti pubblici e privati attivo in Italia contro la violenza all’infanzia, scrive una lettera aperta alla Cei in merito al doloroso fenomeno degli abusi sessuali a danno dei bambini all’interno delle istituzioni religiose e ad opera di religiosi appartenenti alla Chiesa Cattolica italiana.  

«Nelle esperienze dei 68 Centri specialistici aderenti al Coordinamento, l’atteggiamento registrato in passato da parte delle Autorità ecclesiastiche italiane è stato prevalentemente orientato alla difesa più o meno esplicita dei religiosi sospettati di questo reato, di difficoltà a collaborare con la rete dei servizi e con l’Autorità giudiziaria, di chiusura e di sfiducia verso le vittime», scrive il Cismai, «rischiando di creare anche dentro l’istituzione religiosa spazi di impunità per persone affette da gravi disfunzioni nella sfera affettiva e sessuale».  

I recenti documenti del Papa su questo tema, prosegue il Cismai, hanno rappresentato «una indiscutibile svolta, che il CISMAI desidera valorizzare e rafforzare, affinché nel nostro Paese il fenomeno dell’abuso sessuale nei contesti religiosi venga definitivamente sradicato. Perché questo avvenga è però necessario che si realizzino efficaci collaborazioni e sinergie tra le istituzioni ecclesiali e le differenti professionalità (sanitarie, psicologiche, educative) che nel tempo hanno acquisito il sapere scientifico ed esperienziale necessario alla rilevazione, alla corretta diagnosi ed alla cura di vittime ed autori di abusi sessuali».  

Ed ecco l’appello: «Ci rivolgiamo, quindi, con grande fiducia e speranza alla Conferenza Episcopale Italiana, dichiarando la piena disponibilità del CISMAI a collaborare con tutte le Diocesi italiane e con le Congregazioni religiose per combattere le possibili forme di abuso nei confronti di minori».  

Il Cismai fa anche alcune raccomandazioni:

  • tutti i casi di sospetto abuso sessuale in ambiti religiosi siano segnalati senza indugio alle Autorità giudiziarie italiane e i religiosi indagati siano subito prudenzialmente allontanati da tutte le funzioni che in qualsiasi forma possono prevedere contatti o anche solo avvicinamenti con bambini/adolescenti;
  • si adottino tempestivamente linee guida chiare e scientificamente validate di intervento per i casi di sospetto abuso sessuale all’interno delle istituzioni ecclesiastiche italiane, che prevedano protocolli operativi in rete fra le diocesi, i servizi socio-sanitari locali e l’Autorità giudiziaria, anche a partire dalla positiva esperienza delle linee guida della Conferenza episcopale svizzera;
  • si predisponga un piano di prevenzione degli abusi sessuali, basato sulla formazione continua dei religiosi, fin dal seminario;
  • si organizzi un sistema di rilevazione interno alle istituzioni ecclesiastiche che possa tempestivamente individuare e segnalare, nelle forme e nei modi previsti dalle leggi, casi sospetti di abuso in danno di minori ai servizi competenti ed all’Autorità giudiziaria; si predispongano nelle Diocesi adeguate risorse di sostegno morale ed economico per le vittime di abusi da parte di religiosi e si attivino protocolli di collaborazione con i centri specializzati per la cura psicoterapeutica e con le associazioni delle vittime;
  • sia garantita la possibilità per i religiosi autori di reato sessuale, allontanati dalle istituzioni e funzioni ecclesiali, di curare volontariamente la propria patologia presso centri e servizi specializzati nella terapia di soggetti abusanti. 

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