Non profit

Cara Bindi, invita le famiglie dei detenuti

In questi giorni in cui si parla tanto di famiglie verrebbe voglia di chiedere perché nel nostro Paese ci siano famiglie che non contano davvero nulla, come quelle dei detenuti ...

di Ornella Favero

In questi giorni, in cui si parla tanto di famiglie, verrebbe voglia di chiedere al ministro Rosy Bindi perché nel nostro Paese ci siano famiglie che non contano davvero nulla, come quelle dei detenuti. Eppure, sono famiglie spesso ?regolari?, che finiscono letteralmente distrutte dal carcere, e per le quali non si fa niente, se non fingere che sei ore di colloqui al mese possano salvare i legami famigliari. Ne parla con grande sofferenza un detenuto, Andrea A., raccontando la sua esperienza personale: «Io voglio fare proprio l?esempio della mia famiglia. Il certificato penale dei miei famigliari era bianco, candido da generazioni e generazioni, credo che mio padre non abbia mai preso una multa in vita sua, e sapeva dov?era la caserma dei carabinieri solo perché doveva passarci davanti ogni giorno per andare a lavorare. Ma a devastare la loro tranquillità sono arrivato io, che a 21 anni ho commesso un reato che mi ha portato in carcere. Quando la notizia del mio arresto è arrivata a casa, per loro penso sia stato peggio del peggior lutto che una persona possa vivere. Mio padre credo abbia pianto per la prima volta in vita sua, mentre mia madre sono certo che in quei momenti avrebbe preferito che fossi morto io, un po? per l?umiliazione e un po? perché pensava al peso che stavo portando».

Qui Padova
L?Accademia italiana della cucina ha premiato l?attività dei detenuti pasticceri del carcere di Padova con un riconoscimento importante, un piatto d?argento che, ha detto il presidente dell?Accademia, Dell?Osso «consegniamo solo ai migliori chef che onorano la cucina italiana». È il consorzio Rebus, composto da quattro cooperative, a gestire la cucina del carcere e il laboratorio di pasticceria, che produce dolci con un elevato livello di qualità per le migliori pasticcerie della città. Il piatto vincente è un?antica ricetta: la Veneziana, una focaccia del tutto artigianale che richiede ben 36 ore di lavorazione.


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