Volontariato
Cara Benedetta, sei il simbolo di una generazione di pace
"Il francobollo" di questa settimana dedicato a Benedetta Ciaccia
Cara Benedetta, spero proprio che tu possa leggere questa mia lettera. Vorrebbe dire che sei viva, che i tuoi cari avevano ragione a non rassegnarsi, e a continuare la ricerca di un indizio che porti fino a te, che ti restituisca a un progetto di vita meraviglioso e quasi simbolico. Lo spero tanto, anche se la ragione dice di no, e quel tuo sorriso aperto, con due occhi grandi proiettati verso il futuro, sembra destinato a rimanere uno dei simboli più aspri di questa nuova tragedia che ci ha colti, stranamente, impreparati e attoniti, figli di una cultura della pace che comunque si rifiuta di immaginare violenze così abissali e insensate, crudelmente inutili e truci.
Ho davanti agli occhi una nuova Spoon River di volti e di nomi, che rimandano a storie e a destini ordinari ma moderni, vite che si sono incrociate e spezzate per un destino che sembra giocare a dadi, in uno dei luoghi che del nostro futuro di cittadini del mondo è sempre stato simbolo universale, quella metropolitana di Londra lunga e buia, vecchia e vissuta, apolide e cosmopolita, inglese e planetaria. Non cambieranno il nostro stile di vita, ha detto la vecchia Regina, e non so se sia una speranza o un appello, un desiderio o un grido.
Nel nostro lavoro quotidiano di cronisti, di operai dell?informazione, ci muoviamo alla ricerca di indizi di razionalità e di tolleranza, vogliamo credere che il tuo desiderio di sposarti l?11 settembre con un fidanzato pakistano conosciuto a Londra sia davvero il segno dell?unica strada da percorrere se vogliamo un mondo migliore per le generazioni che verranno. Anche le belve, dopo il pasto, si fermano sazie a fiutare il vento. Mi auguro, ovunque siano, che avvertano che l?aria è cambiata, che non vinceranno mai, finché ci sono ragazze come te, che costruiscono tempi di pace.
Nessuno ti regala niente, noi sì
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