Welfare

Caporalato, i numeri della vergogna

550mila lavoratori sfruttati nei campi e nell'edilizia

di Redazione

Il sindacato li chiama, e non a torto, ‘i numeri della vergogna’: sono le cifre che raccontano il triste fenomeno dello sfruttamento illegale della manodopera, il caporalato, spesso legato a vere e proprie forme di degrado e schiavitù. Secondo la fotografia fornita oggi da Cgil, Fillea e Flai, nel corso della presentazione della campagna di mobilitazione ‘Stop Caporalato – Ancora un passo avantì, nell’agricoltura sono circa 400mila i lavoratori che vivono sotto caporale, mentre altri 150mila vivono la stessa condizione di sfruttamento in edilizia. In tutto 550mila lavoratori cui vengono negati anche i più elementari diritti e elargite paghe da fame. Sui campi, dove i più colpiti dal fenomeno del caporalato sono i migranti, per i quali il reato di clandestinità rappresenta un’ulteriore arma di ricatto nelle mani dei ‘mercanti braccià, circa 60.000 dei 400.000 sfruttati, dicono i sindacati, vivono in condizioni di assoluto degrado, in alloggi di fortuna e sprovvisti dei minimi requisiti di vivibilità ed agibilità.

 

In edilizia poi, dicono ancora Cgil, Fillea e Flai, se si considera nel complesso il lavoro, totalmente e parzialmente irregolare o ‘sotto ricattò, si arriva a 400.000 lavoratori interessati. A loro viene chiesto o imposto di aprire una ‘falsà partita Iva, di accettare un contratto part time e fuori busta in nero, di essere sottoinquadrati, di dichiarare meno ore lavorate e di ricorrere ai permessi se gravemente infortunati. L’Italia, spiegano i sindacati, è il secondo Paese d’europa dopo la Gran Bretgna, per lavoratori autonomi senza dipendenti e, rispetto al 2006, nel 2008, l’aumento delle partite Iva nelle costruzioni è stato del 208%. Di questi imprenditori o liberi professionisti la gran parte è straniera.

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