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Capoluogo.it: i terremotati diventano cronisti

di Redazione

Difficile raccontarsi, più facile, per chi fa il giornalista, raccontare i fatti. La storia di capoluogo.it in realtà è la storia di come, insieme, si può sopravvivere al disastro che ha distrutto le nostre vite, di come si può stare vicino alla città e diventarne un punto di riferimento, facendo il proprio lavoro con entusiasmo e dedizione. «Andare avanti, reagire e ripartire» questo è stato un po’ il nostro, il mio motto, nella folle incoscienza di chi non si arrende, anzi si mette in gioco con l’obiettivo di non sentirsi vittima ma di governare la “nuova vita”.
Alle 3.32 del 6 aprile, seduta nel mio letto, nella casa uscita indenne, portatile, pennetta e la luce di una candela, ho iniziato a navigare in cerca di informazioni sull’accaduto. Quel giorno abbiamo avuto 60mila accessi da tutto il mondo. Una situazione surreale per un piccolo giornale online di provincia. Un milione di lettori dall’America in soli sette giorni, un’opportunità più unica che rara per chi fa questo lavoro. La marcia in più è stata data, oltre che dalle notizie in tempo reale, dalle informazioni utili e di servizio, anche dalla possibilità per i lettori di sfogarsi, di raccontare e di condividere le proprie sofferenze. Uno spazio aperto dove gli stessi lettori hanno interagito, raccontato, commentato, comunicato, diventando attori in prima persona delle notizie che circolavano. Non c’era più quella rigida divisione tra giornalista e lettore, i due ruoli erano diventati quasi interscambiabili in nome di un’intima condivisione di intenti. Un vero esempio di giornalismo dal basso, senza di loro capoluogo.it non sarebbe ciò che è diventato oggi.
Un’esperienza drammatica, ma umana e di crescita professionale incredibile. Ieri per spirito di servizio, oggi nel tentativo di fare buona informazione. Lavoriamo con tanti collaboratori giovani, circa 15mila lettori al giorno, 5.600 iscritti alla newsletter, 4mila a Facebook e, ultimo arrivato, il giornale cartaceo stampato in 5mila copie.

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