Cultura

Capitali della cultura 2019: le nostre pagelle

Ravenna, Siena, Perugia-Assisi, Matera, Lecce, Cagliari. Sono le sei candidate a diventare una delle vetrine più importanti a livello europeo. Quanto la loro candidatura nasce dal tessuto sociale? Siamo andati a indagare (e abbiamo dato il nostro giudizio)

di Mattia Schieppati

La sfida, in realtà, è iniziata nel 2007. Quando l’Italia (insieme alla Bulgaria) è stata chiamata a presentare le proprie candidature per la scelta di quella che sarà, nel 2019, la città Capitale Europea della Cultura. Un evento-vetrina che chiama all’attivazione, e che può rappresentare, per una città, un punto di svolta. L’occasione per reinventarsi.
Il processo è lungo. Al primo appello hanno risposto 21 città italiane, ciascuna con un proprio progetto di candidatura. A fine novembre una Commissione mista, cone membri italiani ed europei, ha scremato queste 21 candidature e selezionato una short list di 6 città (qui i dettagli della procedura). Tra queste, e in base al lavoro progettuale che riusciranno a produrre, un’ulteriore giuria nominerà, entro il dicembre 2014, la città che nel 2019 sarà Capitale.

«È interessante trovare, fra le sei proposte che hanno passato la selezione, alcuni elementi comuni», sottolinea Paola Dubini, Direttore del Centro Ask dell’Università Bocconi, che insieme a Vita ha analizzato le candidature. «Indubbiamente, il fatto che il processo di selezione abbia portato a scartare le città più grandi (tra i finalisti, Siena la più piccola ha quasi 55mila abitanti, Perugia, la più grande, 167mila) facilita il confronto e mette in risalto alcune caratteristiche comuni ai contesti urbani candidati e fra loro e altri territori analoghi in Europa. Leggendo insieme i progetti,  il termine cultura presenta nella varietà delle proposte alcune invarianti. In altre parole, ci sono nei sei progetti finalisti alcuni elementi che fanno riconoscere una sorta di italianità nel modo di interpretare il significato di capitale della cultura».

A fare da trait-d’union ai sei diversi progetti di candidatura, la ricorrenza di quattro temi, messi in risalto dall'analisi di Dubini:
1. L’importanza delle radici. Ciascun progetto riconosce l’importanza delle radici storiche, culturali, ambientali in cui si inserisce e le presenta con orgoglio. Il riferimento alle radici è sempre esplicito e usato per spiegare la specificità delle regole di convivenza, lo sviluppo di saperi e colture, per dare senso allo slogan di candidatura.

2. La definizione del territorio. Ciascun progetto è non solo delimitato dal punto di vista geografico, ma anche dal punto di vista identitario. Per quanto i riferimenti territoriali si estendano a livello provinciale, regionale, nazionale e internazionale, le radici sono ben collocate. Il territorio è specifico per patrimonio materiale e immateriale e ciascun progetto dedica spazio ed attenzione a spiegare e valorizzare il suo patrimonio Che siano i sassi di Matera, i mosaici di Ravenna, il  Duomo di Siena, il riferimento alle risorse culturali fisiche è evidente anche quando si tratta, come nel caso di Cagliari, di progetti di riqualificazione di specifici edifici. I saperi, le tradizioni, le pratiche artistiche, professionali, di amministrazione del territorio sono identificati e descritti, dalla spiritualità di Assisi alle pratiche da valorizzare di Lecce, alla parsimoniosità nell’uso di risorse a Matera. Tutti i progetti sottolineano nella commistione fra componenti materiali ed immateriali la particolarità, l’unicità, la straordinaria ricchezza del  proprio territorio.

3. Cultura come identità. La numerosità delle candidature e il continuo ed esplicito riferimento alla cultura come legante delle relazioni, come costruttore di senso comune  e come motore della partecipazione civile è un altro elemento comune ai diversi progetti. Tutti  i progetti interpretano la candidatura come una importante occasione di ripensare ai modi di esprimere cittadinanza  e mettono il tema della partecipazione al centro della propria agenda. Dato l’attuale contesto istituzionale, dato il peso delle tecnologie digitali nel modificare i modi di informarci, comunicare e partecipare alla vita sociale oltre che culturale, mi pare si tratti di un aspetto rilevante.

4. L’inclusione. Tutti i progetti parlano di inclusione, tutti esprimono la consapevolezza di un cambiamento profondo della composizione del tessuto sociale, tutti si pongono il problema di stabilire chi è simile, chi è diverso e di come entrare in relazione. Che sia il conterraneo emigrato, che sia lo straniero arrivato in Italia, che siano le donne,  i giovani o i disabili, la cultura è strumento di dialogo e di integrazione. Speriamo. Ne abbiamo bisogno.

Chi vincerà? Le pagelle di Vita
Partendo dall’analisi dei progetti di candidatura, siamo andati a scavare nel tessuto sociale delle sei città candidate, abbiamo parlato con i protagonisti dei diversi comitati organizzatori, con i tanti rappresentanti di associazioni e società civile che sono stati coinvolti nella fase organizzativa. E abbiamo dato il nostro voto alla “dimensione social” di ogni singola candidatura. Ecco il nostro giudizio.

RAVENNA
Il progetto in sintesi. Valorizzazione di un "mosaico di culture" che bilanciano elementi fortemente contraddittori fra loro: centro-periferie,  individuo-collettività, diversità-integrazione, spazi fisici e logiche di processo.

Punto di forza. Ha un progetto molto strutturato. Si è mossa con anticipo e attivando una forte partecipazione (oltre 500 i soggetti organizzati coinvolti, 200 dei quali non profit). Il rilancio come polo culturale è il punto di arrivo e di svolta dopo il declino seguito al crac Ferruzzi.

Punto debole. Sono previsti importanti interventi di trasformazione urbanistica, che richiedono forti investimenti economici. Che in un periodo di vaccjhe magre…

SIENA
Il progetto in sintesi. Il patrimonio intangibile come motore di cambiamento sociale ed economico e patrimonio culturale, paesaggistico ed enogastronomico come stimolo per l’attrazione di talenti e mobilitazione di energie.

Punto di forza. L'idea di fare della cultura una componente del "nuovo welfare", vero business del futuro, è un'idea vincente. Che può individuare in modo concreto un modello replicabile e di respiro davvero europeo.

Punto debole. Lo shock del Monte Paschi è ancora molto recente, e la città non ha avuto ancora la lucidità per uscire dall'effetto ko e ritrovare fiducia nelle proprie capacità. Rischia di affrontare la sfida con poca convinzione.

PERUGIA-ASSISI
Il progetto in sintesi.
Lo slogan, "fabbricare luoghi", a partire da tre modi di declinare la rigenerazione della città: la città delle idee, la città del dialogo, la città dell’accoglienza.

Punto di forza. Il mix tra i tesori artistici sparsi in questo territorio, la bellezza del paesaggio e la cultura già diffusa del buon vivere sono una miscela esplosiva. L'effetto Francesco, nel senso di Santo, ma anche di Papa Bergoglio, e del suo "indice" di notorietà stellare, possono essere la carta vincente in più.

Punto debole. Una mentalità un po' conservativa, e un flusso turistico già in qualche modo – per le dimensioni attuali – "soddisfacente", possono indurre un po' di pigrizia sul fronte dell'innovazione. Finendo così per perdere terreno.

MATERA
Il progetto in sintesi.
"Insieme" è la parola-slogan, per costruire una nuova città e una nuova cultura, attorno a tre direzioni: gli insegnamenti del passato remoto su cui costruire il futuro; radici e percorsi; riflessioni e connessioni fra cultura, società, ambiente ed economia attorno all’idea di sostenibilità.

Punto di forza. Da cinque anni la città dei Sassi si sta trasformando in una piccola Silicon Valley italiana. Che ha attratto giovani imprenditori e innovatori da tutta Europa. È la città che, pur "sfortunata" logisticamente, ha saputo più di tutte aprirsi una finestra globale. Grazie alla rete.

Punto debole. Soffre di una situazione infrastrutturale che necessita ancora di fortissimi investimenti, e le tempistiche strette rischiano di compromettere il percorso.

LECCE
Il progetto in sintesi. C
ultura come trasformazione attraverso l’incontro di 8 utopie: ARTopia DEMOCRAtopia, POLIStopia, TALENTopia, PROFItopia, ECOtopia, ESPERIENtopia, EDUtopia.

Punto di forza. Ha una forte vocazione Mediterranea che può essere un bel modello per l'Europa, e in due anni di lavoro sulla candidatura è riuscita a mettere a sistema un forte network di realtà profit e non profit che sull'obiettivo-2019 stanno lavorando in modo – per la prima volta – sinergico.

Punto debole. È un territorio che ha avuto da sempre una grande difficoltà a "destagionalizzare" la proposta. Col risultato di avere un Salento affollatissimo e invivibile d'estate, e una terra di nessuno d'inverno. Non si sa se i tempi sono maturi per un cambio di mentalità.

CAGLIARI
Il progetto in sintesi.
Rinnovo e trasformazione del tessuto della città in tre ambiti: patrimonio immateriale, rigenerazione urbana, cultura del fare.

Punto di forza. Il processo di candidatura è stata la frustata che da decenni la città attendeva per unirsi in un obiettivo comune. Tutto quel che serve per essere "europea" già c'è, basta togliere un po' di polvere.

Punto debole. È partita in fortissimo ritardo (per dire: è l'unica città candidata a non avere ancora un sito dedicato alla candidatura…). Se questi sono i ritmi, si rischia di essere pronti sì, ma con una decina di anni di ritardo…


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