Famiglia

Cap Anamur, parla il missionario comboniano

Le condizioni dei 37 africani sono preoccupanti "Sono scioccati. Non capiscono quello che sta succedendo, non sanno che cosa ne sara' di loro''

di Redazione

”Hanno ancora il morale a terra. Non capiscono quello che sta succedendo, non sanno che cosa ne sara’ di loro e sono fortemente scioccati per quello che hanno vissuto nel loro Paese e per le tre settimane di navigazione”. Lo ha detto poco fa alla agenzia Misna padre Cosimo Spadavecchia, il missionario comboniano che ha passato le ultime 72 ore a fianco dei 37 profughi africani a bordo della Cap Anamur. Il religioso ha spiegato che ”questi ultimi avvenimenti di fronte a Porto Empedocle, la speranza di attraccare, il via vai di giornalisti, politici, operatori umanitari e altri ancora, hanno alimentato la loro insicurezza. I 37 profughi della Cap Anamur hanno bisogno di un sostegno psicologico e di essere rassicurati. Hanno bisogno, soprattutto, di essere trattati come persone cui si vuole dare un aiuto”. ”Siamo scesi questa mattina dalla nave e poi con loro sono salito sul pullman che ci ha portati fino al Centro di permanenza temporanea (Cpt) di Agrigento. Mi hanno detto che sono stati fortunati perche’ il Centro di accoglienza in cui li hanno portati non e’ uno dei peggiori” ha proseguito padre Spadavecchia. Il missionario comboniano, pero’, e’ stato fermato all’ingresso del Cpt, dove i 37 profughi sono stati presi in cura dal personale della Misericordia locale, che ha dato loro cibo e vestiti. Subito dopo, le forze dell’ordine hanno preso a tutti le impronte digitali per poi farli entrare nella struttura. ”Hanno bisogno, continuo a ripeterlo, di un sostegno psicologico: sono svuotati dall’esperienza che hanno vissuto, hanno lasciato dietro di loro tutta la loro esistenza e adesso non sanno che cosa sara’ del loro futuro” insiste il comboniano.


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