Il caso

Caos Runts Sicilia, salvi solo 174 enti su 849

Solo un terzo degli enti siciliani che a dicembre erano stati cancellati dal Registro unico nazionale del Terzo settore a causa di varie mancanze, rimangono dopo aver inviato le integrazioni richieste dalla Regione Siciliana. Alla prova dei fatti, molti enti non sono più attivi, mentre tanti altri, invece, sono ancora indietro sul fronte dell'adeguamento alle normative

di Gilda Sciortino

Giunge a conclusione la vicenda dei circa 900 enti siciliani del Terzo Settore che lo scorso dicembre si erano visti cancellare dal Runts senza capire quale fosse la causa. La vicenda era diventata un caso nazionale  per l’iniziale mancato dialogo tra la Regione e le stesse associazioni, in difesa delle quali era sceso il Forum del Terzo Settore, chiedendo conto e ragione di quanto accaduto, nei termini di un confronto, per evitare che la storia di realtà operanti da anni sul territorio venisse spazzata via per qualche cavillo che poteva essere rivisto, riconsiderando la situazione.

Confronto che ha portato a una moratoria di 30 giorni per consentire a tutti di mettersi in regola. Ed ecco che, dei circa 900, se vogliamo essere precisi 849 enti cancellati, solo 174 hanno risposto, risultando in regola per poter tornare a far parte di un Registro pensato per certificare e garantire la trasparenza di chi ne fa parte: un piccolo esercito di realtà che operano quotidianamente sui diversi territori combattendo ogni genere di fragilità.

La comunicazione rispetto all’esito di questa storia è avvenuto a Palermo, in una sala gremita di operatori, nel corso di uno dei numerosi incontri di amministrazione condivisa, organizzati in tutta la Sicilia dall’assessorato regionale della Famiglia, delle Politiche sociali e del Lavoro per aggiornare sui requisiti necessari per l’iscrizione e il mantenimento dell’iscrizione al Runts. Un momento operativo, ma anche teso a rasserenare gli animi rispetto a quanto accaduto.

«Partiamo col dire che, se hanno risposto in 174, vuol dire che l’ipotesi di inadempienza si era venuta a rilevare», afferma l’assessore Nuccia Albano. «Quando abbiamo preceduto all’esclusione stavamo solamente rispondendo alle direttive emanate dal ministero. Tante le sollecitazioni fatte, alle quali non abbiamo ricevuto risposta. Poi, quando abbiamo dato l’ultimatum, confrontandomi col ministero, ho chiesto e ottenuto di avere altro tempo per dare modo, a chi voleva e ne aveva i requisiti, di produrre la documentazione necessaria per rimanere di diritto all’interno del Registro. Quanto è accaduto ci fa capire che il Terzo settore ha bisogno di essere aiutato e accompagnato. Ovviamente, noi ci siamo».

Palermo è il Comune che registra la maggioranza di enti prima cancellati (209) e poi ritenuti in regola (56), seguito da Catania (30 enti tornati a fare parte del Runts) su 175 prima cancellate, quindi Messina Provincia (17 su 103), Caltanissetta (18 su 74), Agrigento (10 su 74), Trapani (15 su 62), Siracusa (10 su 50), Enna (13 su 40), Ragusa (3 su 37) e infine Messina Città dove, su 25 enti cancellati in prima battuta, a rientrare sono state solo 2.

Statuti non adeguati, bilanci non caricati, mancata comunicazione rispetto a variazioni richieste per legge, ma anche attività che si sono fermate nel tempo. A prima vista piccole cose, che però portano a non potere fare parte di un Registro, grazie al quale ci si può anche ritrovare in occasioni dove il Terzo settore si incontra e confronta.

«Intanto a brevissimo pubblicheremo il decreto di rettifica a quello di cancellazione pubblicato a dicembre», spiega Maria Letizia Di Liberti, dirigente generale dell’assessorato regionale alla Famiglia, «aggiornando sia la posizione di coloro che hanno presentato la documentazione richiesta sia di quanti, non avendo risposto, verranno cancellati definitivamente. Questa storia, però, ci insegna che non basta presentare una volta gli atti, il bilancio, quanto attesta la vita di un ente, ma bisogna pensare che ogni tre anni la Regione ha l’obbligo di fare le dovute verifiche, quindi ci deve essere un rapporto da alimentare attraverso il dialogo e il confronto. Ben vengano, quindi, gli incontri come questo che replichiamo in ogni Comune della Sicilia. Per qualcuno diventa un ripasso, per altri un’occasione per accrescere la propria esperienza».

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