Il caso
Caos Runts in Sicilia: arriva l’interrogazione parlamentare
La convocazione del Forum del Terzo Settore per scongiurare la cancellazione di 859 enti dal Runts. È una delle richieste dell’interrogazione parlamentare che ha come prima firmataria Valentina Chinnici, deputata Pd all’Assemblea regionale siciliana: «La burocrazia non può prevalere sul fondamentale valore sociale di organismi che rappresentano un pilastro del nostro sistema di welfare”
Levata di scudi anche sul fronte politico in seguito alla cancellazione “d’ufficio”, dal Registro unico nazionale del Terzo settore (Runts), di circa 900 enti siciliani, per essere più precisi 859, presenti e operanti in tutte le province della Regione Sicilia.
Abbiamo bisogno di nuovo paradigma culturale che veda lo Stato deciso a costruire insieme al Terzo settore
Valentina Chinnici, deputata Pd all’Assemblea regionale siciliana
È, infatti, con un’interrogazione parlamentare all’assessore regionale per la Famiglia, le Politiche sociali e il Lavoro, Nuccia Albano, che si chiede di sapere se non sia il caso di “intervenire per procedere alla revoca in autotutela o alla sospensione degli effetti dei decreti dirigenziali con cui è stata disposta la cancellazione. Ma anche sollecitando la convocazione del Forum del Terzo settore per confrontarsi su quali siano gli enti che, sebbene inadempienti, svolgono fondamentali e irrinunciabili attività di interesse pubblico al fine di accompagnarli verso la regolarizzazione”.
«La convocazione della rappresentanza del settore» afferma Valentina Chinnici, deputata del Pd all’Assemblea Regionale Siciliana, prima firmataria dell’interrogazione parlamentare sottoscritta da tutti i deputati del Gruppo, « «avrebbe semplificato il lavoro degli uffici, che sicuramente adesso sarà notevole. Sarebbe opportuno tenerne conto nell’azione amministrativa in genere. I Comuni faticano, per esempio, ad avviare processi di co-progettazione e co-programmazione, quindi la presenza e l’azione del Forum sarebbe importante per supportare anche l’azione amministrativa nel territorio».
Innegabile il fatto che gli enti a rischio di sparizione dal Runts sono realtà che hanno un radicamento nei territori dove svolgono servizi preziosissimi per le comunità. Basti pensare all’ assistenza nei confronti dei più fragili (anziani, disabili, minori), laddove la presenza fisica del Terzo settore fa la differenza, per esempio rispetto a un servizio pubblico che fa i conti con bilanci sempre più ridotti che causano carenze nella qualità delle prestazioni ed esiguità di personale. Prestazioni fondamentali, quelle che offre il Terzo settore, riguardanti anche la distribuzione di pasti agli indigenti come pure la raccolta di sangue per le trasfusioni negli ospedali effettuata dalle sezioni Avis siciliane.
«La sospensione forzata delle attività», si legge nell’interrogazione , «desta profonda preoccupazione per le ripercussioni che si verificheranno a danno delle categorie più fragili della società, ma anche per l’operatività di enti pubblici le cui funzioni sono svolte in partenariato con gli enti in questione, fornendo servizi essenziali alla comunità».
Che, in seguito all’invito del Ministero del lavoro a portare a termine le procedure di aggiornamento, il Dipartimento della Famiglia abbia assegnato un termine di 60 giorni, poi prorogato di 30, per consentire a tutti gli enti di mettersi in regola e di scongiurare la cancellazione dal Runts, nessuno lo mette in discussione, ma la correttezza formale dei provvedimenti di cancellazione, adottati alla decorrenza infruttuosa dei suddetti termini, tuttavia, rivela un difetto di valutazione circa i dirompenti effetti che si produrranno sotto molteplici profili.
Quali questi effetti?
Intanto “una valanga di ricorsi davanti al giudice amministrativo con l’instaurarsi di contenzioso imponente che impegnerà la Regione a sostenere oneri anche economici”. Rispetto, poi, alla “devoluzione obbligatoria dell’incremento del patrimonio ad altro ETS (peraltro a partire dall’iscrizione nei registri regionali), non potranno più ricevere il gettito del 5 per mille, né le libere donazioni dei cittadini, infine decadranno tutte le convenzioni da loro sottoscritte per lo svolgimento di attività di pubblico interesse”.
Fondamentale, se non indispensabile, il dialogo da intraprendere a partire dal Forum del Terzo settore, anche in quanto autore della nota dei giorni scorsi con cui quanto sta accadendo all’interno del Runts è stato portato all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale.
«Era necessario convocare il Forum al fine di rappresentare la situazione irregolare nella quale si trovavano molti enti trasmigrati», si legge ancora nell’interrogazione. «In ogni caso, occorreva un intervento dell’assessore che, valutate tutte le possibili conseguenze di un atto così devastante, mettesse in campo ulteriori iniziative di accompagnamento istruttorio per scongiurare la definitiva cancellazione di realtà che operano da decenni nel tessuto sociale. Si è, invece, preferito procedere con la rigida e formalistica applicazione della legge, che si preannuncia anche come un vero e proprio disastro sociale, che colpirà duramente le categorie più vulnerabili della società e metterà a dura prova l’intero sistema di welfare della Regione».
Ma indipendentemente da come uscirà dalla specifica vicenda del Runts, che stagione sta vivendo il Terzo settore in Sicilia secondo lei, on. Chinnici?
Che abbia un ruolo sempre più importante è sotto gli occhi di tutti. Ricordo la sentenza di poco tempo fa del Consiglio di Stato che ha finalmente sancito il fatto che la co-progettazione ormai deve costituire una prassi, quindi ci dobbiamo muovere in questa direzione. La stagione è importante, però è anche vero che la riforma del Terzo settore ha causato confusioni e lungaggini. Quello che deve cambiare oggi, secondo me, è il paradigma culturale, rivendicando la sussidiarietà e non la sostituzione. Lo Stato non deve abdicare ai suoi doveri, ma lavorare sinergicamente. Per questo dico che è un problema di cultura.
In apertura l’aula del Parlamento regionale siciliano
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