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Caos in Algeria: arrestato l’amministratore della più grande impresa del Paese

Fa scalpore l'arresto per corruzione e trasferimento di fondi all'estero di alcuni fra gli uomini più ricchi e influenti di tutta l'Africa. Mentre le piazze sono occupate per la decima settimana di fila, i giudici algerini cercano di accelerare una transizione attraverso un'operazione stile "mani pulite". Dove condurrà tutto questo non è difficile intuirlo

di Marco Dotti

Si chiude una settimana dura per l'Algeria. Continuano le proteste, la polizia blocca l'accesso alle facoltà universitarie e, soprattutto, continuano gli arresti.

Hanno fatto clamore quelli dei cinque multimilionari che, in settimana, sono finiti in carcare con l'accusa di corruzione. Ma è solo la punta dell'iceberg. Molti i dirigenti d'impresa finiti sotto inchiesta dal 2 aprile scorso, giorno delle dimissioni del presidente Bouteflika.

Domenica 21, la polizia ha arrestato quattro persone della famiglia Kouninef, imprenditori attivi nei settori dell'ingegneria civile e dell'agroalimentare molto vicini a Said Bouteflika. Quest'ultimo è fratello e potente ex consigliere dell'ex capo di Stato, dimessosi in aprile sotto la pressione congiunta della strada e dell'esercito.

Molto influenti ma molto discreti, i fratelli Kouninef sono a capo di un impero che spazia dall'agroalimentare all'ingegneria petrolifera civile. Appropriazione indebita, traffico di influenze, mangato rispetto dei contratti e dei patti concessori: sono molte le accuse che pendono sui Kouninef. Gi alla fine di marzo, Ali Haddad, uno dei maggiori uomini d'affari algerini e sostenitore di Bouteflika, aveva cercato di attraversare la frontiera con due passaporti e valuta non dichiarata finendo in carcere.

Un altro arresto eccellente delle ultime ore riguarda Issad Rebrab, considerato l'uomo più ricco dell'Algeria, amministratore delegato del più grosso gruppo privato algerino, Cevital, che importa zucchero grezzo dal Brasile ed esporta zucchero raffinato in Tunisia, Libia e altri paesi del Medio Oriente, ha 18.000 dipendenti e opera anche nei settori dell'elettronica, dell'acciaio e dell'alimentazione.

Settantaquattro anni, un nome finito tra i Panama Papers, per Forbes Rebrab è il sesto più ricco dell'Africa, con un patrimonio netto di 3,38 miliardi di dollari nel 2019. Inevitabile che l'eco del suo arresto con l'accusa dia aver illecitamente portato fondi all'estero stia facendo il giro del Continente. Diversamente dai fratell Abdelkader, Reda, Karim e Tarek Kouninef, Rebrab ha più volte dichiarato di sostenere le proteste anti-Bouteflika del popolo algerino.

Il sito del quotidiano algerino Liberté, di proprietà della Cevital, evoca scenari oscuri per Rebrab, titolando: «vittima sotto Bouteflika, imprigionato da Salah».

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