Mondo

Cantoni: Parlato (il manifesto), Clementina non ha sponsor

«Lei non ha alle spalle un forte sostenitore, voglio dire un giornale come l'aveva Giuliana Sgrena»

di Gabriella Meroni

Nel caso della ragazza milanese giocano almeno tre diversi fattori”. ”Il primo e’ sicuramente l’errore fatto dalla stampa italiana nel trattare l’Afghanistan di oggi: la sottovalutazione del pericolo, della rimonta talebana in atto. Alla fine e’ passata nell’opinione pubblica quasi l’idea che Clementina sia stata rapita in un Paese normale e che percio’ tutto s’aggiustera’ prima o poi. Invece non e’ cosi’, invece l’Afghanistan non e’ meno insidioso dell’Iraq e Kabul non e’ piu’ sicuro di Bagdad”. Lo afferma, in un’intervista al Corriere della Sera, Valentino Parlato, padre fondatore del quotidiano ‘Il Manifesto’, commentando il sequestro di Clementina Cantoni. ”E poi -prosegue Parlato- c’e’ il fatto che Clementina e’ una brava ragazza, che laggiu’ faceva benissimo il suo lavoro, ma ora non ha alle spalle un forte sostenitore, voglio dire un giornale come l’aveva Giuliana Sgrena. In questo, lei e’ un soggetto piu’ debole, una vittima di serie B. Mi spiego: dopo il sequestro di Giuliana, quando si esauri’ la prima spinta emotiva nel Paese, fummo noi de ‘Il Manifesto’ a rompere le scatole a tutti, a far pesare la nostra autorevolezza e credibilita’. In quei giorni vennero a trovarci in redazione i principali leader politici, riuscimmo a smuovere parecchie sensibilita’: la presidenza del Consiglio, i servizi. Per Giuliana e’ stato fatto di piu’ anche rispetto alle due Simone”.


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