Non profit
Cantone non c’è posta per te
Solo in 23 hanno risposto alla consultazione online indetta dall’Anac sulle linee guida per l’affidamento dei servizi sociali agli enti del Terzo settore. Per l’esattezza: undici associazioni di categoria, tre operatori economici e tre stazioni appaltanti. Più sei soggetti, fra i quali figura anche il Forum del Terzo Settore
Pubbliche amministrazioni, organizzazioni non profit, imprese. Chiunque poteva dire la sua entro il 10 settembre. Anche i privati cittadini. A una condizione: che il testo non superasse le 10mila battute. Questo sulla carta perché solo in 23 hanno risposto alla consultazione online indetta dall’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione guidata dal magistrato Raffaele Cantone, sulle linee guida per l’affidamento dei servizi sociali agli enti del Terzo settore. Per l’esattezza: undici associazioni di categoria, tre operatori economici e tre sta zioni appaltanti. Più sei soggetti, fra i quali figura anche il Forum del Terzo Settore, raggruppati sotto la voce “Altro”. Ventitré, appunto, tirate le somme.
Tre anni fa, quando Mafia Capitale era di là da venire, erano stati invece 27 i contributi trasmessi all’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici (la “vecchia” Anac) che aveva promosso una consultazione online su un tema analogo, sebbene più circoscritto: le linee guida per gli affidamenti alle cooperative sociali di tipo b. Quattro in più, dunque. E questo nonostante nel 2012 fosse stato concesso solo un mese anziché tre come questa volta.
Chi manca all’appello? La lista sembra lunga. I Comuni, innanzitutto. Solo Milano e Alghero, su 8mila e passa municipi, hanno scritto a Cantone. Manca poi la galassia delle piccole organizzazioni non profit – dai comi- tati alle fondazioni, dalle associazioni di volontariato alle co- operative sociali – che direttamente o indirettamente gestisce quotidianamente il sociale. Ci sono in compenso alcuni big del Terzo settore. A partire dall’Alleanza delle Cooperative Sociali Italiane che rappresenta 9.700 cooperative sociali e loro consorzi che operano sotto le insegne di Federsolidarietà-Confcooperative, Legacoopsociali e Agci solidarietà.
Non mancano, quel che è certo, i colpi di fioretto fra chi ha inviato le osservazioni. Se il mondo cooperativo (Alleanza) rimarca che le organizzazioni di volontariato «non possono partecipare alle procedure di appalto», le compagini del volontariato (Anpas Toscana) ricordano invece che l’affidamento dei servizi di welfare socio-sanitario al volontariato in forma diretta è «pienamente legittimo», come stabilito da una recente sentenza della Corte europea di Giustizia. Assosistema-Confindustria Vicenza punta invece il dito contro le cooperative sociali di tipo b che in Veneto avrebbero determinato «squilibri di mercato» grazie ad «affidamenti (di fatto) illegittimi».
Per quel che riguarda il merito delle linee guida redatte dall’Anac, la maggior parte degli interventi è sostanzialmente d’accordo su: partecipazione del Terzo settore alla programmazione del welfare locale, ricorso al criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, possesso dei requisiti di moralità professionale da parte dei concorrenti agli appalti.
I distinguo riguardano invece: la rotazione fra gli affidatari dei servizi, i limiti temporali per gli affidamenti, il rispetto dei trattamenti economici previsti dalla contrattazione collettiva. Paletti, questi ultimi, previsti dalla nuova direttiva europea 2014/24 che l’Italia però non ha ancora recepito. Il Consiglio dell’Anac deciderà ora se e quali suggerimenti prendere in considerazione prima di adottare le linee guida definitive.
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