Famiglia

Cantiere Sociale: l’inclusione che nasce dalle reti

Alla presentazione dei risultati del progetto di Acli, Arci e Fis-Cdo, Grazia Sestini cita la "+Dai -Versi" come mezzo per cambiare i rapporti tra enti pubblici eTerzo settore

di Antonietta Nembri

Arci, Acli e Fis – Cdo (Federazione impresa sociale della Compagnia della Opere) hanno tirato le somme di un progetto che le ha viste protagoniste in un programma finanziato del ministero del Welfare in base alla legge 383/00. Si tratta di ?Cantiere sociale: imprese di comunità, produzione di convivenza e benessere? che ha avuto lo scopo di promuovere in luoghi di comunità delle risposte ai bisogni del singolo, di intervenire in questi bisogni integrando le reti già esistenti delle tre associazioni nazionali ?un meta obiettivo era poi quello di integrare le nostre reti con l?esterno?, ha osservato Guido Boldrin, direttore generale di Fis Cdo. ?I soggetti sono stati le persone con problemi? e questo a Milano come a Catania e Roma, sedi della sperimentazione dove si sono sfruttate le specificità delle tre organizzazioni andando a implementarle in un processo di rete. E così a Milano si è puntato ai minori italiani e stranieri a rischio, a Roma i soggetti sono stati invece i Rom per i quali si è dato vita a progetti di microcredito per favorirne l?occupabilità e a Catania si è invece intervenuti sulle persone disoccupate. ?I rapporti nati, le relazioni intraprese tra noi, lo sviluppo delle sinergie tra noi e le altre organizzazioni è qualcosa che resta?, ha sottolineato Boldrin. ?In un paese dove tutto si sfarina il nostro metterci insieme è un segnale in controtendenza. Tre grosse realtà che si uniscono è una sfida anche per noi?, ha detto il Luigi Bobba, presidente nazionale delle Acli, presente questa mattina alle Stelline di Milano durante l?illustrazione dei risultati ottenuti negli interventi di Catania, Milano e Roma. Da parte sua Bobba ha osservato che avendo come obiettivo l?inclusione sociale dei soggetti deboli si è fatta una sperimentazione aperta nella quale tutti e tre i soggetti hanno messo in gioco i propri talenti ottenendo risultati innnovativi. ?In Italia si parla spesso di innovazione tecnologica, ma si dimentica la necessità di quella sociale per rispondere a problemi nuovi, come l?immigrazione e il disagio giovanile?, ha concluso Bobba ricordando anche come questa sperimentazione sia stata la presentazione di un ?fare comunitario? che può essere un modello di welfare che si fonda sulle reti e i municipi. Sergio Giovagnoli, coordinatore nazionale del progetto per Arci, nel suo intervento, dopo aver sottolineato il bilancio largamente positivo di questo tipo di iniziative sperimentali ha ricordato come queste ?sollecitino il pubblico a una nuova funzione: il governo della flessibilità. Occorre rielaborare il rapporto esistente tra enti pubblici e il sociale che è oggi governato come se si trattasse di lavori pubblici?. Giovagnoli ha anche esemplificato nell?attività con i rom l?importanza della collaborazione tra Arci, Acli e Fis Cdo. ?Da anni noi lavoriamo con i Rom, curandone la scolarizzazione, ma non si riusciva a chiudere il cerchio dell?inclusione. L?esserci messi insieme ci ha aiutato per esempio con Acli per quanto riguarda la formazione professionale e la Cdo per l?inserimento lavorativo: questo è fare sistema?. Ha puntato gran parte del suo intervento sull?attuale declinazione del principio di sussidiarietà Valter Izzo, della CdO, mettendo in guardia da un rischio: ?Il terzo settore viene chiamato sì ai tavoli, ma poi che lo prendano in considerazione è da discutere. Ci sono dei Comuni che confondono la sussidiarietà per l?esternalizzazione di servizi sottocosto?. Izzo ha inoltre denunciato una serie di criticità: dal problema dell?educazione alla solidarietà ?l?età media dei volontari è in continua crescita?, a quello delle risorse, senza dimenticare il rischio del continuo agire per progetti innovativi: ?dove danno frutto vanno, invece, consolidati?. Come a rispondere ai diversi interventi è intervenuta la sottosegretario al Welfare Grazia Sestini che da parte sua ha sottolineato: ?Dare assistenza senza dare lavoro ?diventa assistenzialismo?. In tutti i progetti c?è stata una particolare attenzione al mondo del lavoro, sopratutto nella realtà di Catania?. Un particolare importante messo in evidenza dal sottosegretario è stato inoltre ?il fatto che tre associazioni così diverse si siano cementate per questa finalità?. Da parte della Sestini è stato sottolineato come si sia guardato alle persone portatrici di bisogni e questo ha ?permesso di individuare anche degli strumenti nuovi perché se si ha davanti la persona si ha la possibilità di fare appello alla genialità del privato sociale che è innovativo nelle soluzioni?. A quanti hanno sottolineato come nervo scoperto del sistema sia il finanziamento per progetti ha ricordato la possibilità oggi, con la +Dai ? Versi delle donazioni del privato, mentre la presenza del pubblico sta nella possibilità delle deducibilità. ?E? un difetto che il Terzo settore debba la sua vita al rapporto con gli enti pubblici per cui l?alternativa diventa ?vivere o morire?. Oggi i Terzo settore può essere più libero e forse il dialogo con l?ente pubblico può essere fatto da un punto di forza?. Il sottosegretario Sestini ha chiuso il suo intervento ricordando la figura di Tom Benetollo, ?a lui e alla sua insistenza per la piena attuazione della legge 383/00 va dedicata la felice conclusione di questo progetto?. L?esperienza di Cantiere Sociale che ha visto il coinvolgimento, tra il 2004 e il 2005 di 246 beneficiari a Catania, 30 a Roma e 59 a Milano è anche racchiusa in un volume Imprese di comunità per la produzione di convivenza e benessere (ed. Guerini e associati) che offre uno spaccato delle buone prassi messe in campo e delle azioni di rete finalizzate alla promozione sociale e nel quale sono pure raccolte le valutazioni del progetto che si offre come modello per il futuro.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA