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CANONE RAI. Corte Ue: “Legale il sigillo al televisore”

"L'imposizione del canone e il sigillo per mancato pagamento non violano il diritto all'informzaione". Respinto il ricorso di un cittadino vicentino contro la tassa della televisione pubblica, che si basa su un decreto regio del lontano 1938

di Redazione

L’imposizione del canone Rai, e il sigillo del televisore in caso di mancato pagamento, non costituiscono una violazione del diritto all’informazione. E’ la motivazione con cui la Corte europea per i Diritti umani (che fa capo al Consiglio d’Europa, organismo che non ha niente a che fare con l’Ue) ha respinto come “manifestamente infondato” il ricorso avanzato da un privato, Bruno Antonio Faccio, 62 anni, di Vicenza, contro il canone.

L’uomo nel 1999 aveva annunciato allo sportello abbonamenti tv dell’Agenzia delle entrate l’intenzione di non pagare piu’ il contributo. Nel 2003 la Guardia di Finanza gli ha sigillato il televisore con un involucro di nylon, rendendolo inutilizzabile. Faccio si era rivolto alla Corte di Strasburgo affermando che si trattava di una violazione del diritto di informazione e del diritto di rispetto della proprieta’ personale e della vita privata. E aveva, inoltre, definito “spoporzionata” la misura del sigillo dell’apparecchio.

Argomentazioni respinte dai giudici. “La Corte – si legge in un comunicato – osserva che e’ fuori discussione che sigillare il televisore costituisce un’interferenza nei diritti del ricorrente a ricevere informazioni e con il suo diritto di rispetto della proprieta’ e della vita privata”. Tuttavia, prosegue il comunicato, “la misura, presa in base all’articolo 10 del decreto reale n.246 del 21 febbraio 1938, persegue uno scopo legittimo: dissuadere i singoli dal non pagare una tassa, o, in altre parole, dal chiudere il proprio abbonamento al servizio televisivo”. La Corte ricorda che “il tributo rappresentava una tassa usata per finanziare il servizio radiotelevisivo pubblico”. Secondo i giudici di Strasburgo, a prescindere dall’intenzione del signor Faccio di guardare o meno i canali pubblici, il solo possesso di un televisore obbliga a pagare la tassa in questione”.

Inoltre, prosegue la nota diffusa anche a Bruxelles, “un sistema in cui gli spettatori possano guardare solo canali privati senza pagare il canone, ammesso che sia tecnicamente fattibile, equivarrebbe a privare la tassa della sua natura stessa, in quanto contributo al servizio della comunita’ e non di prezzo pagato da un individio in cambio della ricezione di un particolare canale”. Infine, i giudici affermano che, “viste le suddette considerazioni e il ragionevole ammontare della tassa (107,50 euro nel 2009), la Corte ha concluso che la misura consistente nel sigillare il televisore e’ proporzionale allo scopo perseguito dalle autorita’ italiane”.


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