Normative

Cani in famiglia, non è più tempo di alibi. I proprietari vanno educati

«Basta vittime di una gestione improvvisata e pericolosa!» sono le prime dure parole di Ilaria Innocenti di Lav. Dopo la drammatica morte di una bimba di 9 mesi azzannata dal pit bull di casa gli animalisti chiedono al ministro Schillaci e al parlamento una «legge che obblighi alla formazione» chi vuole accogliere un cucciolo. La Federazione nazionale dei veterinari fa un appello per una maggiore responsabilità nella gestione degli animali. E non è un problema di razza canina

di Antonietta Nembri

Una bambina di nove mesi è morta tragicamente a causa di un attacco fatale da parte del pit bull di famiglia mentre era in casa con il padre ad Acerra, in provincia di Napoli. Accanto al cordoglio la Federazione nazionale degli ordini Veterinari italiani – Fnovi in una nota ribadisce con forza l’importanza di una corretta gestione degli animali domestici, in particolare dei cani, che tenga in debito conto le loro caratteristiche etologiche e le potenziali implicazioni per la sicurezza delle persone.

Animalisti e veterinari dalla stessa parte

Sulla stessa lunghezza d’onda dei veterinari anche gli animalisti. «Basta vittime di una gestione di cani improvvisata e pericolosa. Chiediamo al ministro della Salute, Orazio Schillaci, e al Parlamento di emanare al più presto una Legge basata sulla prevenzione e sulla responsabilizzazione di tutti coloro che vivono con un cane o che intendano introdurne uno nella propria famiglia», sono le dure parole di Ilaria Innocenti, ufficio rapporti istituzionali Lav.

Innocenti ha aggiunto:  «dobbiamo però scongiurare la reintroduzione della cosiddetta black list che si è già dimostrata inefficace in passato». Il riferimento è alla lista nera delle razze definite impropriamente pericolose la cui inefficacia fu sancita dalla cancellata dall’Ordinanza del ministero della Salute del 3 marzo 2009 – perché spostava il focus sulle razze invece che sul detentore.

La responsabilità dei proprietari dei cani

Da parte loro i veterinari della Fnovi ricordano come l’aggressività canina può avere diverse cause come una base genetica o una serie di fattori ambientali. In una nota si sottolinea come per quanto riguarda i fattori ambientali, «l’educazione e la socializzazione degli animali fin dai primi mesi di vita, rappresentano elementi imprescindibili per garantire una convivenza pacifica e sicura. A ciò si aggiunge la responsabilità che hanno i proprietari di informarsi adeguatamente sulle esigenze specifiche fisiologiche ed etologiche dell’animale adottato, cercando di imparare a comunicare con lui in modo chiaro e coerente».

Tornando alla drammatica morte della bimba di nove mesi, Ilaria Innocenti sottolinea invece che sebbene «gli elementi riportati dalla stampa non permettano di individuare il perfetto susseguirsi dei fatti, da quello che emerge sembrerebbe che il cane avesse già aggredito in passato un altro cane». 

Le domande della Lav

E continua: «Chiediamo se è stata fatta una denuncia che in questi casi è obbligatoria, anche a tutela dell’incolumità pubblica, e se, in tal caso, in base a quanto disposto dall’ordinanza ministeriale in vigore, il cane è stato valutato» e ancora: «Al sindaco di Acerra, Tito D’Errico e alla Asl locale chiediamo se, in base alla valutazione del cane, è stato organizzato e frequentato il corso obbligatorio per il suo proprietario. Le normative sono poche e poco stringenti, ma quelle che esistono attualmente, sono state rispettate? Perché forse questo avrebbe potuto essere un deterrente per il tragico epilogo che ha visto la morte di una bimba di 9 mesi».

I proprietari devono conoscere davvero il proprio cane

Innocenti di Lav agginge: «Sono venti anni che la materia dell’incolumità pubblica dall’aggressione dei cani è disciplinata con Ordinanze contingibili e urgenti del ministero della Salute, che peraltro non hanno sanzioni certe e dissuasive per i trasgressori. È giunto il momento di agire in maniera concreta e realmente efficace, non possiamo continuare a contare le vittime di chi non conosce e non sa gestire il proprio cane».   

L’Ordinanza del ministero della Salute del 3 marzo 2009, rinnovata negli anni e ancora in vigore, evidenzia come la correlazione fra alcune razze canine e la pericolosità sia scientificamente infondata e pone – giustamente – l’accento sulla fondamentale importanza della corretta conoscenza del cane, della sua etologia e della sua comunicazione per prevenire i fenomeni di aggressività. Ecco perché – sottolinea la nota della Lav – questo strumento normativo ha bisogno di essere trasformato in Legge e di essere rafforzato affinché simili tragedie possano essere prevenute. 

Serve una formazione vera

«Se un cane è mal gestito, deprivato, non socializzato, stressato e maltrattato, o tutte queste cose insieme, può verificarsi che una delle caratteristiche di quella razza diventi eccessiva. Se questo accade con un cane di 7 chili si ha una certa conseguenza, se questo avviene con un cane di 40 chili, con la potenza mandibolare di un molossoide o terrier tipo bull, le conseguenze possono essere drammatiche» ha dichiarato Alessandra Ferrari, responsabile area animali familiari di Lav.  

«Ecco perché i detentori di cani devono essere formati e responsabilizzati prima di prendere il cane, e questa formazione deve essere obbligatoria a prescindere dalla razza o dall’incrocio di razze. La formazione» ha chiosato Ferrari «non deve essere generica, ma calibrata su ogni individuo, perché ogni cane e ogni razza ha esigenze e caratteristiche differenti». 

In apertura un pitbull – foto di R. Casilli/Ag.Sintesi

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