Europee 2024

Candidati sociali: solo Cecilia Strada sicura di un posto all’Europarlamento

Con oltre 280mila preferenze, Cecilia Strada è certamente nella rosa dei 76 parlamentari italiani eletti al parlamento di Strasburgo. Fra i dodici candidati provenienti dal sociale, anche Annalisa Corrado potrebbe avere uno scranno a Strasburgo: dipende dalla circoscrizione che sceglierà Alessandro Zan

di Redazione

Dei tredici candidati sociali che alle elezioni europee 2024 erano in lista, chi andrà a Strasburgo? Ecco un riepilogo.

Con oltre 280mila preferenze Cecilia Strada, candidata per il Partito Democratico alle elezioni europee nella circoscrizione Nord Ovest, è certamente una dei 76 parlamentari italiani eletti al parlamento di Strasburgo. Sociologa, si occupa da sempre di diritti umani. Alla domanda “Perché ha deciso di candidarsi alle europee?” (qui l’intervista integrale), aveva risposto senza esitare: «È la storia di tutta la mia vita. È la storia del mio impegno sociale, che alla fine si conclude sempre con una richiesta ai politici: “Fate la vostra parte”. Per anni ho fatto la mia parte sul campo, nei Paesi in guerra, sulle navi umanitarie. Sono tornata, ho raccontato. Mi sono candidata perché era arrivato il momento di mettermi “dall’altra parte”. Di essere la persona che prova a contribuire alla risoluzione dei problemi della gente prima che questi diventino emergenze. Continuerò a lavorare sempre per i diritti umani, a cambiare sarà il “come” lo farò». Sulla pace Strada aveva dichiarato: «negoziati e diplomazia sono la strada da percorrere». E da neoeletta ha subito ricordato: «Ci sono molte cose che dovremmo fare nei prossimi anni per la pace in Europa, cominciamo dai corpi civili di pace europei, non li abbiamo mai avuti, facciamoli». 

Potrebbe avercela fatta anche Annalisa Corrado, ingegnera meccanica e attivista climatica, candidata con il Pd nella circoscrizione Nord Est. «Vado in Europa a difendere il Green deal», ci aveva detto: «La chiave ecologista è quella che serve sia per interpretare la realtà in tutte le sue manifestazioni, sia per costruire le soluzioni. L’ecologia è legata a tutti gli altri temi». Ha ricevuto 48.075 voti. Se Alessandro Zan, eletto sia nella circoscrizione Nord Est sia in quella Nord Ovest, dovesse optare per quest’ultima, ecco che lascerebbe spazio al Parlamento europeo per Corrado, numero due della lista dopo Stefano Bonaccini.

Il nome più noto, fra i candidati sociali, era quello di Ugo Biggeri, ex-presidente di Banca Etica e Etica Sgr, sceso in campo con Conte e Grillo. «Nel M5s trovo un’attenzione alla pace e ai più deboli che ha caratterizzato sempre il mio impegno», aveva detto a VITA, assicurando che il movimento era cambiato sul tema dei migranti. Nella circoscrizione Italia Nord Orientale è stato il secondo più votato fra i Cinque Stelle, con 10.600 preferenze che però non sono bastate.

Non andrà a Strasburgo nemmeno Bruno Molea, presidente dell’Associazione italiana cultura sport – Aics e della Federazione italiana degli enti culturali, turistici e sportivi – Fictus, membro del Consiglio nazionale dell’economia e lavoro-Cnel e del coordinamento nazionale del Forum Terzo settore (qui la sua intervista a VITA). Candidato nella circoscrizione Nord-est per Forza Italia, ha ottenuto 701 preferenze. In un’intervista a Forlì Today, quotidiano della sua città, ha dichiarato: «Registro che Terzo settore e sport di base non sono temi che interessano al grande pubblico: dal canto mio, continuerò a difenderli sempre più convinto facciano il bene delle comunità». 

Nelle fila del Pd

Non è stato eletto Antonio Mumolo, presidente dell’associazione Avvocato di strada e consigliere regionale in Emilia Romagna (qui la sua intervista). Candidato nella circoscrizione Nord Est con il Pd, i suoi 21.479 voti non sono bastati a portarlo a Strasburgo. «Non siederò nel prossimo Parlamento Europeo, ma il mio lavoro proseguirà sul territorio», ha scritto sulla sua pagina Facebook.

Diversi gli esponenti della società civile che avevano scelto il Pd, ma a parte Cecilia Strada e (forse) Annalisa Corrado, tutti gli altri restano in Italia. Al Sud, tra i cinque eletti del Pd non c’è Shady Alizadeh, attivista nel movimento “Donne, vita, libertà” (Woman for life and freedom) per il riconoscimento della democrazia in Iran e coordinatrice del dipartimento diritti umani del Partito democratico Puglia, che pure ha raccolto 22.481 voti (qui la sua intervista). 

Luca Jahier, che in Europa è di casa per lavoro, essendo da anni al Cese dopo una lunga militanza nella cooperazione e nell’associazionismo, ha tentato anch’egli la candidatura politica: ha conquistato 7.367 voti, non abbastanza per entrare in Parlamento. «Sono molto grato per le 7.367 preferenze personali ottenute: è un consenso importante, specie perché la mia campagna elettorale è durata un solo mese, ero considerato un outsider e sono ben più conosciuto all’estero che in Italia. Mi farò comunque portavoce delle loro istanze in Europa, perché da domani riprendo i miei impegni a Bruxelles. Buon lavoro ai nostri europarlamentari. Sono certo sapranno subito rimboccarsi le maniche, perché certe decisioni non possono attendere il tempo di “guardarsi intorno”: dovranno essere subito operativi, cosa non facile in una macchina complessa come quella del Parlamento europeo e nelle impegnative scelte che dovranno essere negoziate e concluse sin dalle prossime settimane», ha scritto su Facebook. 

Infine Humberto Insolera, membro dell’European Disability Forum e candidato con il Pd nel collegio del Centro Italia, che a Strasburgo avrebbe portato l’attenzione concreta per i bisogni della persone con  disabilità – il 15% della popolazione europea – ma con la consapevolezza che «i miglioramenti in termini di accessibilità e inclusività sono utili per tutti». Non è stato eletto, nonostante i buoni risultati ottenuti dal Pd e i 4.493 voti personali raccolti: «Per quanto mi riguarda, come persona sorda ho affrontato diverse difficoltà, tra la necessità di finanziare interpreti a mie spese e la limitata disponibilità di interpreti, uno ogni 130 persone sorde in italia. Nonostante ciò, continuerò a portare avanti il mio impegno con determinazione», dice.

Dalla Tampon Tax ai Verdi

Ventisei anni, fiorentina, dal 2021 con il movimento “Tocca a noi” ha girato l’Italia per chiedere un welfare più equo e per i diritti delle donne, a partire dalla campagna “Stop Tampon Tax”. Lucrezia Iurlaro era candidata per Alleanza Verdi e Sinistra, nella circoscrizione Italia centrale e puntava su una transizione ecologica sostenuta e resa accessibile anche alle persone meno abbienti. Ha ricevuto 12.627 voti e non è stata eletta. 

Sotto lo sbarramento

Ci sono poi i candidati di liste che non hanno raggiunto lo sbarramento del 4%. Rita Bernardini, una storia nella difesa dei diritti delle persone carcerate, presidente dell’associazione Nessuno tocchi Caino, candidata come capolista per Stati uniti d’Europa nella circoscrizione Isole (Sicilia e Sardegna), ha ricevuto 3.943 voti. Non siederà al Parlamento europeo, dato che la lista si è fermata al 3,77%: «Rammarico per quello 0,23% che è mancato alla lista Stati Uniti D’Europa per superare il 4% ed essere ammessa alla ripartizione dei seggi», si legge sulla sua pagina Facebook.

Non ha superato la soglia di sbarramento del 4% nemmeno Azione, che si è fermata al 3,35%. Mario Raffaelli era candidato con Azione, nella lista “Siamo Europei”, nella circoscrizione Italia Nord Est: 5.697 le preferenze raccolte. La sua è una vita interamente dedicata alla cooperazione: consulente in relazioni internazionali, parlamentare socialista dal 1979 al 1994 e sottosegretario agli affari esteri (1983-1989), è stato coordinatore dei mediatori nel processo di pace in Mozambico e presidente della conferenza di Pace- CSCE per il Nagorno Karabakh nonché inviato speciale del Governo Italiano per la Somalia (2003-2008) ed esperto G8 per il peacekeeping 2009. Dal 2010 al 2021 ha ricoperto il ruolo di presidente di Amref-Italia e quello di vicepresidente del board internazionale di Amref-Africa, la più grande ong sanitaria del continente. In questa intervista, pochi giorni prima delle elezioni aveva dichiarato: «La cooperazione deve diventare uno strumento di politica estera. E l’Europa per essere più forte deve costruire da subito una capacità autonoma di difesa comune»

Sotto la soglia del 4% anche la lista Pace terra dignità, nelle cui fila era candidato Fabio Alberti, 67 anni, fondatore dell’associazione pacifista Un ponte per Baghdad, che poi sarebbe diventata Un ponte per. Nella circoscrizione Centro ha raccolto 1.958 voti. Qui la sua intervista a VITA.

Photo Michele Nucci / LaPresse

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