Non profit

Cancun: il diario di Azione Aiuto dal summit

Il lavoro dei G23 e della società civile nel diario di Marco De Ponte

di Carlotta Jesi

Cancun, 11 settembre. L?emergere di un gruppo inizialmente di 16, poi 20, 21 ed ora 23 paesi che hanno assunto posizioni di contrapposizione ad USA ed UE in particolare sulle tematiche agricole, rappresenta una novità sostanziale sul piano politico. Ciò è vero perché la coalizione è promossa da paesi dove vivono centinaia di milioni di poveri, ma che al tempo stesso possono permettersi di alzare la voce nello specifico della materia commerciale, in quanto potenze internazionali a tutto campo. Se non c?è bisogno di spiegare perché la Cina o l?India devono essere ascoltate comunque, è più interessante notare come il Brasile – avendo trainato il gruppo – abbia scelto di farlo sventolando esplicitamente la bandiera della giustizia sociale internazionale e non solamente adducendo le ragioni dei propri produttori o delle multinazionali che comunque in Brasile o dal Brasile operano. Ne scaturisce un confronto che diventa inevitabilmente anche politico. Potrebbe dunque accadere che anche una teoria di paesi meno importanti sul piano globale e più poveri del Brasile o comunque meno appetibili di quest?ultimo come mercati di espansione per le imprese globalizzate si accodassero al cosiddetto G23, come sta avvenendo già da qualche giorno. Per far si che la saldatura si completi tra questi paesi poveri ma potenti come India, Cina, Brasile e Sud Africa ed i paesi meno sviluppati (LDCs), sarà necessario che il Brasile punti all?allargamento accogliendo nella piattaforma G23 alcune preoccupazioni degli LDCs, come quelle attinenti ai cosiddetti ?prodotti speciali?. Tale è stata la direzione intrapresa in queste ore e le organizzazioni non governative di tutto il mondo stanno prodigandosi in questo senso, vale a dire per produrre questo avvicinamento usando il ?cavallo di troia? dei G23 per fare gli interessi dei paesi davvero poveri e politicamente deboli. Un altro sforzo delle organizzazioni non governative europee viene rivolto a rendere palesi le divisioni esistenti in seno alla compagine europea, dove appare chiaro che la Commissione persegue una agenda molto rigida, a volte senza tener troppo conto delle indicazioni degli stati membri. Se questo palesa le caratteristiche poco democratiche del processo di creazione del consenso in termini generali, ieri è nato un vero e proprio caso su queste divisioni: la Svezia ha divulgato un documento che la Commissione usava come riferimento e che non era stato condiviso con le delegazioni degli stati UE. In seno alla compagine europea appaiono anche divisioni tra chi si occupa di agricoltura e chi gestisce le altre questioni e tra i commissari Fishler e Lamy: tali divisioni andranno accentuandosi nel momento in cui bisognerà ammettere che alcune concessioni ai G20 ed ad altri andranno pur fatte. Lì i negoziatori europei dovranno decidere cosa sacrificare ed alcuni rimarranno con un pugno di mosche in mano? come è naturale che sia. Viste le difficoltà palesate in generale dai PVS, molte organizzazioni della società civile stanno spingendo UE (ed USA) ad arretrare su almeno alcune delle cosiddette ?new issues? (investimenti, appalti pubblici, concorrenza, armonizzazione procedure di dogana). La trattativa è insomma delicata e complicata, e si nutre di elementi di contorno che la rendono una battaglia non più solo commerciale, ma politica in senso ampio. Le note pratiche ?del bastone e della carota? vengono confermate con pressioni di Bush sui leaders dei G20 e naturalmente minacce ad altri paesi perché non si accodino ai G20. La solita ?opaca trasparenza? su cui si continuano anche fuori dal palazzo a produrre dibattiti, presentare libri e organizzare manifestazioni. Ieri è morto un manifestante coreano a seguito di un gesto dimostrativo mentre le navi da guerra della flotta messicana stazionano attorno alla striscia di terra su cui sono costruiti gli alberghi in cui si sta svolgendo il vertice. Probabilmente si andrà avanti il giorno 15 quando molti delegati dovranno tornare a casa, confermando una prassi già nota. In ogni caso solo fra tre giorni capiremo chi ha comprato e venduto meglio a queste olimpiadi del commercio mondiale. Marco De Ponte Segretario Generale Azione Aiuto Actionaid Alliance


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