Formazione
Cancun: I G21 minacciano i Paesi ricchi
L'alleanza tra i Paesi poveri sta dando i primi frutti. La cronaca di Azione Aiuto da Cancun
Il G21, la nuova alleanza di Paesi in via di sviluppo, minaccia di cambiare gli equilibri di potere all’interno dei negoziati in corso a Cancun. Parola di Marco De Ponte, Segretario Generale di Azione Aiuto, che ha inviato a Vita questa corrispondenza.
Per la prima volta durante una riunione ministeriale è stata rifiutata la bozza di dichiarazione, proposta dal Presidente del Consiglio Generale Carlos Pérez del Castillo e dal Direttore Generale del WTO Supachai Panitchpakdi, come base di negoziazione: rispecchiava in modo troppo evidente le posizioni europee e americane!
L’idea di un”alleanza tra poveri’ per contrastare le posizioni dei paesi più ricchi era nata a metà agosto per opporsi alla proposta di riforma dell’Accordo sull’Agricoltura (AoA) di Europa e USA. Brasile, India e Cina hanno capitanato una coalizione di 16 paesi per rigettare quello che pare solo un debole compromesso, che non modifica la sostanza di una politica agricola, ma costringe milioni di persone nel mondo a condizioni di povertà sempre maggiori.
“Ora l’Europa e gli USA si sentono davvero minacciati, stanno usando tattiche ricattatorie per cercare di rompere l’alleanza. Secondo fonti confidenziali, stanno lavorando per prevenire che altri paesi si uniscano al G21. La tesi americana ed europea è che questo nuovo potere rispecchi unicamente gli interessi dei paesi che hanno un’industria e un’agricoltura già ampiamente sviluppate, come il Brasile, il Sud Africa, l’India o la Cina, l’elite dei paesi in via di sviluppo. Ma le continue nuove adesioni al gruppo evidenziano l’erroneità di quest’ipotesi.”
Nonostante le pressioni a cui sono sottoposti i paesi in via di sviluppo durante questi negoziati, molti di loro sono sul punto di aderire alla storica alleanza. Solo ieri l’Egitto si è unito trasformando il G20 in G21. Probabilmente altri paesi li seguiranno nei prossimi giorni.
Fino a ieri nessuno al WTO era mai riuscito a contrastare le proposte di USA e UE, che erano quasi sempre accettate passivamente dagli altri stati membri.
Da oggi per la prima volta dopo nove anni, 21 paesi in via di sviluppo hanno la forza di opporsi agli accordi che vanno contro gli interessi dei loro cittadini.
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