I numeri del cancro in Italia 2023

Cancro: male la prevenzione e male gli screening

I dati parlano chiaro: bisogna dire addio a fumo, alcool e sedentarietà. Due adulti su tre in eccesso ponderale. Uno su sei consuma dosi massicce di alcol. Il difficile rapporto degli italiani con gli stili di vita, che non registra alcun miglioramento negli ultimi 15 anni. Il libro bianco 2023 fornisce una fotografia necessaria anche garanzia della sostenibilità del nostro sistema sanitario.

di Nicla Panciera

L’aumento di nuovi casi previsto nel post pandemia c’è stato eccome: in Italia, nel 2023, sono stimate 395.000 nuove diagnosi di tumore: 208.000 negli uomini e 187.000 nelle donne. In tre anni, l’incremento è stato di 18.400 diagnosi. Il tumore più frequentemente diagnosticato, nel 2023, è il carcinoma della mammella (55.900 casi), seguito dal colon-retto (50.500), polmone (44.000), prostata (41.100) e vescica (29.700). E, nei prossimi due decenni, il numero assoluto annuo di nuove diagnosi oncologiche nel nostro Paese aumenterà, in media ogni anno, dell’1,3% negli uomini e dello 0,6% nelle donne. «Uno tsunami di cancro. Non è un dato sporadico per noi inaspettato, ma un aumento progressivo, per questo serve un’azione forte sulla prevenzione primaria e secondaria» ha detto Saverio Cinieri, presidente di Fondazione Aiom. Dall’altro lato, l’oncologia del nostro Paese fa registrare importanti progressi, con migliaia di vite salvate. In 13 anni (2007-2019), sono state evitate 268.471 morti oncologiche.

La fotografia, necessaria a garanzia della sostenibilità del nostro sistema sanitario, è fornita dai dati del consueto appuntamento con “I numeri del cancro in Italia 2023“, presentato all’Istituto superiore di Sanità, frutto della collaborazione tra Aiom, Airtum, Fondazione Aiom, Ons, Passi, Passi d’Argento e Società italiana anatomia patologica Siapec-Iap.

«È essenziale garantire a tutti i pazienti le cure sempre più innovative che la ricerca scientifica mette a disposizione» spiega Saverio Cinieri. «Situazioni cliniche, per le quali fino a un decennio fa le opzioni terapeutiche erano molto limitate, oggi prevedono una sequenza di più linee di trattamento». Tuttavia, permangono disomogeneità territoriali nell’accesso alle cure. «Per questo dobbiamo impegnarci per continuare a tenere alto l’attuale livello del Sistema Sanitario Nazionale, che resta uno dei migliori al mondo, e dobbiamo consolidare ancor di più la collaborazione fra Istituzioni, clinici e pazienti, affinché vengano superate le differenze assistenziali che, purtroppo, ancora oggi esistono in diverse realtà del nostro Paese».

Avanzamenti terapeutici

«Il progresso in oncologia medica negli ultimi vent’anni ha riguardato le terapie farmacologiche, la diagnostica, le tecniche chirurgiche, la radioterapia, e, per quanto riguarda i trattamenti, non solo gli antitumorali ma anche quelli di supporto e, infine, l’integrazione multidisciplinare» ha spiegato Massimo Di Maio, presidente eletto di Aiom. «Confrontando le attuali linee guida di Aiom con quelle dei primi anni duemila, troveremmo cambiamenti enorme negli algoritmi terapeutici per praticamente tutte le neoplasie». Le due grandi rivoluzioni (e di quelle necessarie in futuro Di Maio ci aveva parlato qui) hanno riguardato le «terapie mirate che hanno consentito di ottenere, nei casi eleggibili sulla base del profilo molecolare, risposte obiettive molto importanti, associate spesso a un controllo di malattia prolungato nel tempo, e l’immunoterapia che si caratterizza per ottenere, in una percentuale di pazienti, una risposta di lunghissima durata, a volte anche di anni».

Morti oncologiche evitate

Incoraggianti i dati relativi alle morti evitate, che sono i casi di decessi in meno rispetto a quelli attesi sulla base dei dati degli anni precedenti. In particolare, sono stati stimati negli uomini 206.238 e nelle donne 62.233 decessi in meno rispetto a quelli attesi, equivalenti, rispettivamente, a una diminuzione del 14,4% e del 6,1%. Il dato più eclatante riguarda la mortalità per cancro del polmone, causato in più dell’80% dei casi dal fumo di tabacco. Negli uomini, il 36,6% delle morti oncologiche evitate nel periodo 2007-2019 è legato ai progressi compiuti nella lotta al tabagismo, oltre che alle migliorate pratiche diagnostico-terapeutiche-assistenziali. Ma ci sono anche morti in più: nelle donne, a pari opportunità di diagnosi e cura, è stato documentato un eccesso di 16.036 morti per carcinoma polmonare, il 16% in più di quanto atteso. In entrambi i sessi, il numero di morti per tumore del pancreas o per melanoma è rimasto costantemente superiore a quello atteso. Una situazione che rispecchia, in parte, l’aumentata incidenza riconducibile a fattori di rischio individuali quali il fumo di tabacco, il sovrappeso, l’obesità e il diabete per il cancro del pancreas e l’esposizione ai raggi solari per il melanoma.

Male la prevenzione

Evitare l’insorgenza della malattia seguendo le indicazioni sulla prevenzione e sulla riduzione dei fattori di rischio che arrivano dalla ricerca consentirebbe di evitare il 50% delle morti per tumore e il 40% dei nuovi casi. Per gli oncologi medici di Aiom, più in generale, serve più impegno nella prevenzione, sia primaria che secondaria. Il 24% degli adulti fuma, il 29% è sedentario, il 33% è in sovrappeso e il 10% è obeso, il 17% consuma alcol in quantità a rischio per la salute.

Stili di vita, tante scelte sbagliate

I comportamenti a rischio sono ancora troppo diffusi. «Non c’è stato nessun reale miglioramento negli ultimi 15 anni» è il commento di Maria Masocco, responsabile scientifico dei sistemi di sorveglianza Passi e Passi D’Argento, coordinati dall’Istituto Superiore di Sanità. Non c’è dose sicura per il fumo e l’alcol perché sono sostanze cancerogene certe. La sedentarietà è associata, tramite l’eccesso ponderale ma non solo, allo sviluppo di numerosi tumori. Sono scelte e comportamenti ancora troppo diffusi. Nel biennio 2021-2022 più di 4 adulti su 10 sono in eccesso ponderale, ovvero il 33% è in sovrappeso e il 10% è obeso: 17 milioni di adulti sono in eccesso di peso e 4 milioni obese. Meno della metà degli adulti di età compresa tra i 18 e i 69 anni (42%) dichiara di non consumare bevande alcoliche, ma 1 persona su 6 (17%) ne fa un consumo definito a “maggior rischio” per la salute, per quantità e/o modalità di assunzione: il 9% per consumi episodici eccessivi, binge drinking (5 o più Unità alcoliche – Ua in una unica occasione per gli uomini e 4 o più Ua per le donne), il 9% per consumo alcolico esclusivamente/prevalentemente fuori pasto e il 2% per un consumo abituale elevato.

Fumo, alcol e sedentarietà

Dice Maria Masocco: «L’abitudine tabagica è più frequente fra gli uomini, fra i più giovani, nel Centro-Sud ed è fortemente associata allo svantaggio sociale, perché è più diffusa fra le persone con molte difficoltà economiche o meno istruite. La sedentarietà è in crescita, più frequente fra le donne, aumenta con l’età e disegna una chiara differenza geografica a sfavore delle Regioni del Meridione (42% rispetto al 17% nel Nord). Anche l’eccesso ponderale, che interessa più di 4 adulti su 10, presenta i valori più elevati nelle Regioni del Sud. Un cittadino su 6 consuma alcol a livelli rischiosi per la salute, per quantità o modalità di assunzione. Diversamente dagli altri fattori di rischio, il consumo di alcol è più frequente fra le classi sociali più abbienti, senza difficoltà economiche o con livelli di istruzione elevati, riflettendo in parte l’abitudine del bere delle terre dei vini del Nord, in particolare del Nord Est del Paese».

Andrebbe reso ben chiaro che ciascun singolo fattore di rischio causa più tipi di tumori e che i fattori di rischio hanno un effetto moltiplicativo. Un esempio per tutti: «il fumo aumenta di 7 volte il rischio di tumore del cavo orale e l’alcol lo aumenta di 6 volte. Un tabagista che consuma alcol ha un aumento del rischio di 35 volte» spiega Masotto, che invita a usare i numeri per cambiare i comportamenti delle persone: «L’alcol causa ogni anno 1000-1300 nuovi casi di tumore alla mammella e 300 decessi per questo tumore».

Cala l’adesione agli screeening

Oltre a questo, nel 2022, si assiste a livello nazionale a un calo del 3% della copertura degli screening mammografico (43%) e colorettale (27%), che nel 2021 erano tornati ai livelli prepandemici. Il sud mantiene valori bassi, ma stavolta è drastica la diminuzione al Nord, dove l’adesione alla mammografia è passata dal 63% nel 2021 al 54% nel 2022 e allo screening colorettale, in discesa dal 45% al 38%. Paola Mantellini, direttrice dell’Osservatorio nazionale screening, evidenzia una «variabilità enorme tra l’invio dell’invito e l’adesione di chi è stato raggiunto dall’invito. Inoltre, entro il 2025 in tutta la Comunità Europea gli screening dovranno essere offerti ad almeno il 90% degli aventi diritto. Un obiettivo raggiungibile per alcuni screening, l’87% delle aventi diritto è stato raggiunto dall’invito per lo screening alla mammella e l’88% per quello cervicale. Mentre va male il colon-retto, con un 77%».

L’inquinamento atmosferico causa il cancro

Gli oncologi medici ricordano che nella prevenzione rientrano anche le azioni per contrastare l’inquinamento atmosferico e denunciano la scarsa sensibilità politica su questo aspetto, nonostante le robuste evidenze scientifiche sul legame tra scarsa qualità dell’aria e tumori. L’Italia, in particolare la Pianura Padana, presenta i livelli più elevati di inquinamento da particolato in Europa.

Non solo numeri

«Abbiamo visto i dati relativi alle 270mila morti oncologiche evitate nel 2007-2019. La rivista Pnas ha contato i missing americans: i morti in più in assoluto contati negli Usa rispetto a quelli che si sarebbero dovuti avere se il tasso di mortalità fosse simile a quello dei paesi ricchi. Si tratta di 600mila morti in più l’anno fino al 2019, con covid sono diventati 1 milione in più di morti l’anno. Noi, qui, contiamo i morti in meno. La differenza sta nel nostro sistema sanitario nazionale, che sta scricchiolando e dobbiamo aiutare a continuare a esistere» ha concluso Francesco Perrone, presidente Aiom. «L’incidenza implacabile di alcuni big killer porta a un aumento di nuovi casi, sono in aumento anche i lungosopravviventi e i guariti. Questo significa anche un crescente carico di lavoro per le strutture del Sistema sanitario. Come ha mostrato la pandemia, la salute incide su molti altri settori e qui si pone un problema di tenuta del paese, ma con questo siamo già ben oltre l’oncologia medica» ha concluso Perrone, evidenziando la preoccupazione degli oncologi medici, da sempre impegnati in collaborazioni intersettoriali e coordiate per favorire la prevenzione e l’adozione di stili di vita salutari.

Foto di Eugene Zhyvchik su Unsplash

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